Intervista a Marco Bonini reduce del successo insieme ad altri noti della commedia NOI E LA GIULIA

Roma, classe 1972. Una laurea in filosofia e tante fiction, commedie teatrali e cinema;  è  anche sceneggiatore e produttore cinematografico.

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Da giovanissimo studia danza classica, mettendola da parte ben presto per la recitazione. Si dedicherà quindi agli studi di cinematografia e di teatro.

Ha collaborato alla stesura della sceneggiatura di Noi e la Giulia  che sì è di recente aggiudicata, tra gli altri premi, due David di Donatello (Carlo Buccirosso miglior attore non protagonista e David Giovani), due Nastri d’Argento (Claudio Amendola miglior attore non protagonista e miglior commedia dell’anno) e il Globo d’Oro della stampa estera come migliore commedia dell’anno.

Marco,  sappiamo che all’inizio ti dedicavi alla danza. Com’è arrivato poi l’interesse per la recitazione?

La mia insegnante di classico ad un certo punto mi disse: “Sei troppo alto per quanto poco bravo…  avrai difficoltà a lavorare come ballerino…  per il corpo di ballo sei troppo alto e come primo ballerino non sei abbastanza bravo…  ma sei molto espressivo.”  Quindi feci l’esame in accademia d’arte drammatica e lo passai. Ed eccomi qui.

Il teatro è una tappa fondamentale nel mestiere dell’attore. Qualcuno, oggi, recita senza essere passato da lì. Qual è la tua idea in proposito?

Ognuno fa ciò che vuole, e soprattutto ciò che può.

Ti sei sempre trovato bene nei ruoli che hai interpretato?

No. Ogni ruolo è una vita a sé; mi ricordo che interpretai  Caligola di Camus  a teatro e soffrii terribilmente tutto il tempo; il regista era fragile e il ruolo immenso. Mi piacerebbe rifarlo un giorno, per cancellare quell’incubo.

Il tuo primo lavoro per la tv?

Il primo fu una ricostruzione di Chi l’ha visto; ma il primo importante fu Marcello il tassista romano di Le ragazze di piazza di Spagna.

Ti ricordiamo infatti sul piccolo schermo, nel ruolo del succitato tassista (simpaticissimo),  di  Le ragazze di Piazza di Spagna, e di commissario (più serio),  in  Il terzo segreto di Fatima. C’era, in quelle due interpretazioni, completamente diverse tra loro, qualche caratteristica di Marco?

C’è sempre Marco in ogni personaggio e non c’è mai. Si deve sempre trovare se stessi in ogni personaggio, se no non ci si immedesima:  me stesso, ma nelle condizioni del personaggio.

Ci fai i nomi di un attore e di un’attrice italiani attuali che pensi siano bravi?

Oggi fortunatamente ce ne sono molti. Della mia generazione Favino, Germano, Leo e Mastandrea ad esempio.  Poi ci sono tanti bravi giovani.  Adesso sto girando Il Paradiso delle signore per Raiuno ed è pieno di ragazzi bravissimi, appena usciti dal centro sperimentale.

E dalla recitazione alla… sceneggiatura.  E qui arriviamo ai grandi riconoscimenti:  sei stato il cosceneggiatore  di  Noi e la Giulia  che sta ottenendo diversi premi e consensi.  Come ci si sente ad essere pluripremiati? 

La scrittura per me in realtà è il primo amore.  Io ed Edoardo Leo, abbiamo iniziato a scrivere prestissimo.  Io prima ancora di ballare, e secondo me è per questo che i premi mi sono arrivati prima come scrittore che come attore; è la cosa in cui mi sento più solido.

C’è un regista che apprezzi particolarmente e con cui vorresti collaborare?

Penso che Edoardo sia veramente un bravo regista e sono felicissimo di collaborare con lui. Certo Garrone, Sorrentino sono ormai icone. Ma Virzì è quello che mi affascina più di tutti. Il Capitale umano è un capolavoro.

Mario Monicelli, Federico Fellini, Dino Risi, Ettore Scola. Cosa ti suggeriscono questi nomi?

Sono i miei maestri.  Soprattutto Scola, Risi e Monicelli.  Con  Diciotto anni  dopo  abbiamo vinto il premio Age per la scrittura e ci ha premiati Ettore Scola; le cose che ci ha detto sono così belle che per me ora è mio nonno,  intendiamoci,  gli voglio bene come a mio nonno,  e credo che anche lui ce ne voglia. Ogni volta che ci incontriamo per caso mi chiede dei bambini, della salute, della mia vita sentimentale;  ci manca poco che mi chieda se ho mangiato oppure se ho fame o sete.  È un miracolo per me.

Hai un genere cinematografico preferito?

La commedia all’italiana… la commedia “triste”,  quella che tocca il cuore, la società, l’immaginazione.

Ti piace Sorrentino?

Sì.

Un tale Enrico Lucherini qualche tempo fa ha dichiarato che all’Italia “mancano gli sceneggiatori e gli attori,  e per questo motivo il cinema non va avanti”. Tu cosa salvi del cinema italiano attuale?

Io faccio l’attore e lo sceneggiatore e cerco di fare del mio meglio; ripeto, ognuno fa ciò che può.

 

Hai un sogno che è ancora deposto nel cassetto?

Tanti e non ne trascuro nessuno. Li amo tutti.

Progetti imminenti?

Sto scrivendo il prossimo film di Edoardo di cui siamo molto contenti, per ora; sto finendo di scrivere quello che spero presto sarà la mia opera prima da regista;  e sto girando come attore due fiction per Raiuno:

Il Paradiso delle signore  Un medico in famiglia 10.

 

Grazie,  Marco.

Goditi questa meritata vittoria.  Attendiamo dunque il tuo nuovo esordio…  E In bocca al lupo, per tutto.

 

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