In scena dal 27 al 31 dicembre al Teatro Vascello di Roma “Il viaggio di Teresa” l’atto unico scritto da Caterina Venturini che vede in scena la stessa autrice con Carla Cassola e Maurizia Grossi.

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Chi è Teresa? Che storia la caratterizza?

La nostra protagonista, ha un forte senso di vitalità, curiosità, passione, indipendenza che la rendono poco incline ad accettare l’aiuto degli altri o a doverlo chiedere. Nel momento in cui, nella maturità della sua vita, Teresa si troverà ad affrontare una malattia progressiva e invalidante,  prenderà in considerazione la possibilità dell’eutanasia. Di Teresa amo il coraggio che ha dimostrato in momenti importanti della vita. Di Teresa non amo l’eccessivo orgoglio, che l’ha resa miope in momenti importanti della vita.

Una donna che si trova ad dover accettare di chiedere aiuto. Perché? Come affronterà questa scelta?

Teresa non vuole l’aiuto, che pure le figlie sono disposte a offrirle. Non vuole pesare su di loro. Si affida al sostegno e complicità di una vecchia amica. Ma Teresa capisce anche che prima di morire, ha tante cose da sistemare, da chiarire, da rivelare, da farsi perdonare. E che ‘dalla tavola bisogna alzarsi sazi’.

Insieme a lei, nel suo percorso, anche le sue figlie. Che ruolo hanno?

Le due figlie hanno entrambe dentro di sé un po’ di ‘Teresa’. Le tre donne sono espressione di modalità differenti di affrontare la vita e i sentimenti, ma in fondo, assai più vicine di quanto loro stesse immaginino. Credo che sia un testo che parla non poco di me, di come sento e ho sentito nella vita, la fatica e lo splendore di essere donna. E il grande senso di alleanza femminile. Amano la madre, ma nel momento in cui lei si allontana, ci rivelano i segreti, i non-detti di una vita, i conflitti e le sofferenze di una famiglia ‘che pure si è voluta bene’.

Una famiglia complessa, come tante, ricca di personalità complesse che saranno costrette a confrontarsi. Come si evolveranno le dinamiche di questa famiglia?

La partenza della madre per un viaggio, che si rivelerà essere un viaggio da lei previsto, all’insaputa delle figlie, senza ritorno, scatenerà un serrato confronto tra le due donne, occasione di rivelazioni e svelamenti dolorosi ma necessari, evidentemente, a non precludersi un percorso di affetto e perdono.

A sostenere lo spettacolo è la Regione Lazio. cin “Lazio Crea”. Quanto è importante avere il supporto delle Istituzioni?

Tantissimo. Lo spettacolo è stato selezionato da Laziocrea ed ha quindi ottenuto un contributo per la sua realizzazione. Non mi sembra che la società pulluli di ‘mecenati rinascimentali’… E’ quindi importante il supporto delle Istituzioni, che dovrebbe essere meglio organizzato e che dovrebbe guardare con più attenzione alle varie realtà dello spettacolo dal vivo, premiando il lavoro di chi merita e non di chi  ‘sa muoversi’ meglio di altri in questo mondo. Ci sono teatri e compagnie che da anni e anni continuano a prendere contributi cospicui, per esempio attraverso il FUS (Fondo Unico per lo Spettacolo) producendo ormai poco o nulla, e giovani e valenti teatri e compagnie che faticano e devono demordere. Soprattutto dopo il Covid. Importante quindi, certo. Se ben strutturato e ben indirizzato.

Si affronta il problema dell’eutanasia. Ma non è il tema centrale del suo lavoro. Come affronta un tema così delicato?

Il tema dell’eutanasia è purtroppo nel nostro paese, più discusso, che risolto. Difficile comunque che ciò avvenga in una nazione di forte tradizione cattolica come la nostra e progressista più a parole che a fatti. Lo spettacolo in verità attraversa soltanto, il tema dell’eutanasia. E’ uno dei temi e delle riflessioni in campo, ma non il solo. Si parla del diritto ad una morte dignitosa, sì, ma anche di quanto sia importante ‘alzarsi sazi dalla tavola’. Ovvero andarsene senza rimpianti, conflitti irrisolti, segreti e non-detti e che la maturità, può essere ancora un tempo importante da vivere: un albero maturo può anche dare i suoi frutti migliori. Una storia di perdono e di rinnovata alleanza femminile, che vede protagoniste una madre anziana e le sue due figlie. ‘Una morte dignitosa non vale meno di una vita dignitosa’.

Ha al suo fianco due grandi attrici, come è stato lavorare con loro?

Bellissimo. Sempre bello lavorare con attori esperti, sensibili e talentuosi. Rende più facile anche il tuo lavoro!

Un invito ai nostri lettori. Perché venire a vedere Il viaggio di Teresa?

Perché credo sia uno spettacolo emozionante che ci racconta una storia, che potrebbe essere anche la nostra. La storia di una famiglia. Una storia di segreti svelati,  di non-detti, di conflitti, di errori, di sofferenza, ma anche di perdono e amore. A me piace, raccontare le storie.

65 minuti, tesi, coinvolgenti, che, spero, ci facciano tornare a casa con…un pensiero in più.

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