“We are young. We are strong”, il pessimismo di Qurbani al Festival di Roma

672

In occasione del Festival Internazionale del Film di Roma, nella Sala Petrassi dell’Auditorium Parco della Musica è stato proiettato “Wir sind jung. Wir sind stark – We are young. We are strong” (Noi siamo giovani. Noi siamo forti) di Burhan Qurbani (premiato nel 2010 al Festival di Berlino per il suo precedente lavoro “Shahada”).

- Advertisement -

Prendendo come sfondo le rivolte xenofobe avvenute a Rostock-Lichtenhagen nel 1992, sfociate poi nella “notte del fuoco” del 24 agosto dello stesso anno, Qurbani sceglie di focalizzare l’attenzione della propria opera sulla vita di tre personaggi diversi e sui conflitti interiore che si troveranno ad affrontare.
Lien è una donna vietnamita che è riuscita a trovare casa e lavoro in Germania. Convinta di essere riuscita ad integrarsi nella comunità, deve combattere quotidianamente con il fratello più grande che, invece, gradirebbe il suo ritorno in Vietnam.
Stefan, figlio di un noto politico, fa parte di un gruppo di vandali nazisti e passa assieme a loro gran parte del tempo. Profondamente colpito dalla morte improvvisa di un amico, entrerà in una spirale di violenza e solitudine nella speranza di trovare qualcosa che possa chiudere il vuoto interiore che lo sta distruggendo.
Suo padre, Martin, ignaro delle azioni del figlio, è ad un punto fondamentale della sua carriera. Con il suo partito costretto a prendere posizione contro le azioni xenofobe, dovrà scegliere se seguire la linea della classe dirigente, nessun intervento né a favore né contro le rivolte, o se intervenire per proteggere tutti gli stranieri che rischiano di essere brutalmente massacrati dalla folla.
Sarà la notte del 24 agosto a cambiare i tre protagonisti e a segnare un punto di svolta per le loro vite.

Le circa due ore del film scorrono senza alcun problema grazie all’ottima realizzazione del prodotto. Completamente intrappolati nel susseguirsi degli eventi e degli episodi di violenza xenofoba, il pubblico viene rapito dal paradosso che governa il lungometraggio. I giovani e le nuove generazioni che dovranno guidare il mondo si fanno carico di vecchie ed insensate ideologie mentre tocca ai più anziani mantenere il potere per poter accompagnare la società verso un futuro migliore.
Con un finale tragico e moralmente agghiacciante, Qurbani dedica il suo ultimo capolavoro al pessimismo e alla delusione per una rivoluzione mai avvenuta, denunciando allo stesso tempo le mancanze delle classi dirigenti nell’affrontare le ombre lasciate dal nazismo e dai totalitarismi.

- Advertisement -

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here

Moderazione dei commenti attiva. Il tuo commento non apparirà immediatamente.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.