‘Lottare e inventare’ è il motto che risuona continuamente in “Somos Cubanos” di Tonino Pinto che oggi, ultima giornata del Festival del Cinema Latino Americano di Trieste, ha chiuso un cerchio apertosi lo scorso sabato durante l’inaugurazione.

Inaugurazione durante la quale è stato proiettato infatti, ad opera dello stesso Pinto, “I ragazzi di Ipanema”, riguardante la nascita della Bossanova, genere che tanto ha influenzato la cultura e la produzione musicale di vari paesi in tutto il mondo, tra cui anche l’Italia.

Lottare e inventare

Un motto che può essere declinato in vari ambiti: artistico, culturale, dell’istruzione, politico, ambiti ben delineati in meno di un’ora da Pinto.

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Il primo ambito, visto che è già stato citato, è proprio quello musicale. Una musica particolare e inconfondibile quella del territorio cubano che subisce una doppia influenza e infatti al suo interno troviamo ritmi afroamericani.

Una musica che però può far anche da collante per mantenere le proprie radici anche se si è lontani dalla propria terra, come accade all’attore Andy Garcia trasferitosi da anni al di fuori di Cuba che però continua a trasmettere la propria cultura di origine attraverso la musica con una formazione musicale, tutta cubana, con cui si esibisce in vari concerti.

Somos Cubanos inizia con un aspetto culturale proprio di Cuba: il Canonazo, un colpo di cannone preceduto da una sfilata militare, una cerimonia suggestiva che si svolge già dal periodo di dominazione spagnola.

La dominazione spagnola prima, e il trasferimento di molti schiavi africani sul territorio poi, lo ha reso variopinto: a Cuba infatti convivono bianchi, neri, creoli con una molteplicità di culture, tradizioni, lingue e religioni.

La natura vera del cubano e della cubanità [..] la vocazione naturale del paese latinoamericano è sempre stata quella all’integrazione

Lottare e inventare

Lottare per l’indipendenza, e inventare una nuova identità democratica e libera. Questo passa anche dalla rivoluzione (parola chiave per comprendere Cuba) e da figure come quella di Ernesto “Che” Guevara, ancora simbolo e punto di riferimento per i cubani come emerge anche dal dialogo con Luis Sepulveda, filo conduttore della conversazione e che definisce il Che

l’uomo più universale che ha portato al mondo l’America Latina

Diversi i focus su cui si concentra Tonino Pinto e che ben descrivono il territorio e la cultura cubana a chi non conosce o conosce poco quello stato.

Una storia, quella di Cuba che è difficile condensare in poche parole o in un racconto scritto ma che ben può essere colta dal documentario.

Una storia che passa attraverso rivoluzioni, come già accennato, dall’essere centro di commerci, da figure come Batista,  dalle frequentazioni americane e hollywoodiane, da ospedali all’avanguardia e da un’istruzione ugualmente proiettata nel futuro, da progressi sociali e culturali, ma anche dal lungo embargo con Fidel.

Il futuro di Cuba

Il documentario, fortemente voluto dalla Rai, è stato girato nel 2008 quando Fidel Castro era ancora vivo ma si era ritirato dalla vita pubblica e quindi si poteva fare ipotesi su cosa sarebbe stato di Cuba dopo di lui.

Tonino Pinto ha chiesto proprio questo alle personalità intervistate ma anche ai cittadini comuni e ciò che è emerso è la grande volontà, che ha accomunato tutte le risposte, di proseguire sul percorso di indipendenza che lo stato Cubano ha sempre avuto nel dna.

Viene da chiedersi, a dieci anni dal documentario e a qualche anno dalla morte di Castro, come procedano ora le vicende di Cuba e della sua capitale l’Avana che, come ha raccontato una spettatrice cubana presente alla proiezione, proprio oggi compie 500 anni.

Il Festival si è concluso ufficialmente stasera alle 20.30 con la cerimonia di premiazione dei film in concorso; i vincitori verranno poi riproiettati nella giornata di domani. Giornata di domani in cui, alle 15, avrà luogo un omaggio a una figura tanto cara a Trieste e all’ambiente latino-americano, Juan Octavio Prenz scomparso in questi giorni.

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