Agorà Teatro e Musica alle Radici. Dal 10 settembre a Pietralata

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Torna per il sesto anno consecutivo, per le strade della Capitale, la Rassegna Agorà – Teatro e Musica alle radici.

Sei le date all’interno della manifestazione Estate Romana, finanziata dal Comune di Roma Capitale e con un contributo della Regione Lazio.

Diversi gli eventi a cui sarà possibile assistere, anche partecipando attivamente, dal 10 al 30 settembre, presso l’Anfiteatro ‘Colosseo di Pietralata’, sito in via Luigi Bombicci.

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Da ormai sedici anni, l’associazione culturale IlNaufragarMèDolce porta lo spettacolo dal vivo fuori dai consueti spazi teatrali e musicali, realizzando una serie di eventi nelle periferie storiche di Roma.Da sei anni “Agorà” è il festival che anima l’estate romana nella periferia est della Capitale.
Abbiamo intervistato Chiara Casarico e Tiziana Scrocca dell’Associazione IlNaufragarMèDolce

Agorà, Teatro e Musica alle radici”, non è solo un spettacolo teatrale ma l’insieme di tanti eventi. Volete darci un’anticipazione?

Agorà è teatro, musica, performance, laboratori, arte di strada e clown: 9 spettacoli, 4 laboratori e 3 itinerari di altro turismo distribuiti in 6 giorni di programmazione nei week end dal 10 al 30 settembre. Agorà è un modo di rendere lo spettacolo dal vivo accessibile a tutti e più vicino alle persone.

Perchè proprio l’Anfiteatro di via Bombicci?

Dopo anni di peregrinazioni tra i cortili della periferia est della Capitale, da San Basilio a Tufello, abbiamo scoperto questo gioiello inutilizzato nel cuore di Pietralata: l’anfiteatro di via Luigi Bombicci ci è sembrato il luogo ideale per un festival che vuole inserire gli spettacoli nel tessuto urbano, dando la possibilità ai cittadini di fruire comodamente tutte le performance.

Siete giunti alla Sesta Edizione, cosa è cambiato negli anni?

In questi sei anni di programmazione, abbiamo cercato di “aggiustare il tiro” rispetto al numero di spettacoli e al modo di programmarli e a come coinvolgere il pubblico. Ogni anno infatti abbiamo cercato di variare la modalità di offrire spettacoli di qualità nella cornice urbana e sociale.

Negli anni abbiamo fatto spettacolo nei cortili, nei centri anziani, negli ospedali. Abbiamo cambiato gli orari di rappresentazione, abbiamo disseminato gli spettacoli in location diverse o periodi di tempo diversi. Abbiamo accorpato tutti gli spettacoli in un unica settimana. Adesso li abbiamo accorpati in un unico luogo.

Tantissimi gli eventi ma c’è un artista a cui siete particolarmente legati?

Sin dalla prima edizione, è Lucilla Galeazzi la madrina del festival. A lei siamo particolarmente grati perché ogni anno ci onora della sua presenza e ci regala un concerto pensato appositamente per Agorà. Anche quest’anno sarà lei a chiudere con un concerto che, come al solito, è una riflessione sul presente attraverso i canti della tradizione orale.

Ogni anno un tema diverso, quest’anno il tema scelto è “Linguaggio e mondi possibili”. Cosa dobbiamo aspettarci?

Linguaggi e mondi possibili sono quelli che immaginiamo per un mondo migliore in “Ma che razza di paese” di Lucilla Galeazzi, ma sono anche le diverse espressioni del presente riletto da diversi punti di vista e con diversi linguaggi: dalla musica immaginaria mediterranea di Raiz, passando per le Città invisibili di Calvino, attraversando il mondo surreale delle Tre civette sul comò o le silenziose disquisizioni filosofiche di Zit 2.0, fino ad arrivare alle follie futuristiche dei clowndroid.

Parliamo della vostra associazione “IlNaufragarMèDolce”. Perchè questo nome?

Il nostro nome è preso a prestito dall’ultimo verso dell’Infinito di Leopardi; il dolce Naufragio di cui parla il poeta, faceva risuonare in noi il bisogno dell’abbandono al flusso della vita, un abbandono che l’arte riesce a concederci e ricordarci.
La nostra zattera è il teatro. La rotta è persa e indefinita, perché è un naufragio, come indefiniti sono i nostri percorsi senza meta, finalizzati al viaggio in sé; ma ancora maggiore è il bisogno, per i naufraghi, di orientarsi e così scrutano il cielo e le stelle.
E le stelle per noi sono i temi che incontriamo sul nostro percorso, ogni stella è la necessità di dire qualcosa da cui non si può prescindere.

I temi che scegliamo di affrontare ci riguardano, come persone, come cittadini e come artisti, solo quando questi temi entrano nella nostra vita “escono da noi” come progetti, spettacoli ed eventi.

Siete operativi da oltre 20 anni. C’è stato un momento in cui avete pensato di mollare?

Ad oggi no. Anche se è difficile andare avanti e i momenti di scoraggiamento sono molti… ma la necessità di dire è la forza del gruppo, ciò che ci fa andare avanti. Un po’ perché pensiamo di avere uno scopo molto importante da portare avanti, una specie di missione… un po’ perché non ne potremmo fare a meno, ci diciamo “cos’altro potrei fare a questo punto?”… e poi, ammettiamolo, sarà dura… ma fare teatro, musica, arte con le persone che si amano è uno dei più grandi privilegi che la vita ti possa dare!

Un’associazione che si autoproduce in un Paese che non sostiene l’arte. Qual è il segreto per resistere così tanti anni?

Il segreto sta nell’amore che proviamo per il nostro mestiere e per i nostri compagni di viaggio. Crediamo in quello che facciamo e negli incontri, negli scambi. Questa è la nostra forza.

Alcuni spettacoli in rassegna sono portati in scena da voi. Ce ne parlate?

Per questa edizione di Agorà portiamo in scena una trilogia sulla comicità prodotta quest’anno.

ZIT è ormai un nostro grande classico, in cui affrontiamo temi esistenziali come il bisogno di trascendenza o l’esplorazione del silenzio o la difficoltà di comunicare, in maniera squisitamente comica, attraverso l’uso di un linguaggio inventato, un grammelot particolare, dove la capacità di improvvisare si innesta su una struttura drammaturgica ferrea, nonostante non sia scritta.

TRE CIVETTE SUL COMÒ è un gioco a tre sul linguaggio come comunicazione o come esercizio del potere, in cui si passa dalla satira del contemporaneo ai luoghi comuni, citando grandi della comicità dal trio Marchesini-Solenghi-Lopez a Dario Fo.

Per chiudere RATATOUILLE è un gran varietà della comicità, in cui facciamo una sorta di “minestrone” di gags e numeri, in cui la “grandeur” di un certo Varietà da soubrette viene intercalata con pezzi di teatro-clown, canzoni, pezzi mimici in cui prendono corpo nuovi personaggi che prima o poi troveranno il loro spettacolo. Anche qui una comicità che si rifà ai grandi maestri del cinema muto e della comicità all’italiana da Totò e Peppino a Troisi a Dario Fo.

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