Al Teatro Tordinona di Roma dall’8  al 12 marzo sarà in scena Confessione senza assoluzione” di Giuseppe Oppesidano. In scena lo stesso regista con Maurizia Grossi. Oppedisanto tesse una drammaturgia complessa che prende spunto dall’attualità. All’interno della narrazione si sviluppano e si intrecciano conflitti e difficoltà nella comunicazione, tra momenti dolorosi, ironici e ferite profonde da guarire.

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Confessione senza assoluzione. Di cosa parla?

Normalmente non si risponde ad una domanda con un’altra domanda, ma qual è la parola che racchiude tutte le dualità della vita? L’AMORE. Parla d’amore e dolore e del perché succedono alcune cose nelle nostre vite ed altre no. Come dico nelle note di regia è un denso racconto di conflitti e di difficoltà nella comunicazione. Due individui alla ricerca di sé stessi, là dove finiscono le convenzioni e cominciano le fragilità personali. E’ la storia di Virginia una promettente e talentuosa violinista di famiglia alto borghese, abbandonata dal padre in tenera età, che al conservatorio si innamora morbosamente di un suo collega di studio, Paolo. Paolo e Virginia, si innamorano, ma l’amore ha infinite declinazioni. La storia fra i due sembra proseguire bene, malgrado le loro diversità caratteriali e comportamentali. Una sera Paolo la rifiuta in malo modo le dà uno schiaffo e scappa via. Virginia non riesce a spiegarsi questo rifiuto e si autoconvince che quella sera oltre ad essere stata picchiata è stata anche abusata. Denuncia Paolo alla polizia e lo scandalo ormai di dominio pubblico si abbatte sul conservatorio. Fin dall’inizio nessuno crede alla ragazza, anzi, la vittima sembra essere Paolo. Virginia si sente, nuovamente, abbandonata da tutti e  sprofonda in una crisi depressiva. Le loro vite si dividono. Ricoverata in una clinica di salute mentale, scopre di essere incinta e questo, dopo una dura lotta con se stessa, la spinge a riprendere in mano la sua vita. Si laurea in medicina e diventa una eccellente psichiatra e psicologa, ma, lei che risolve i problemi degli altri ne ha uno enorme dentro di sé irrisolto e solo Paolo potrà sciogliere il nodo. Ritrovarlo significa dare risposte ai suoi perché e porre fine al suo dolore. Paolo nel frattempo è diventato un compositore di fama mondiale, ma al culmine della sua carriera abbandona il palcoscenico per una crisi personale isolandosi dal mondo. Le due vite si rincontrano perché nulla è mai realmente diviso, nulla è così come appare. Il confronto dopo più di 22 anni è a dir poco vertiginoso. Quando la parte cosciente e logica sembra appagata, capiamo che non ha fatto i conti con quella inconscia nella quale la linearità razionale non ha nessun senso, difronte alla quale il nostro comune senso di giustizia si scontra con il nostro comune senso d’ingiustizia. Sarà proprio quest’altra parte, irrazionale, legata all’Anima, all’UNO che li renderà eterni.

Qual è la tematica principale che viene affrontata?

E’ la fragilità mentale, tutto ciò che può sentire un “senza pelle”, perché, forse, ancora non è attrezzato ai perché della vita o forse saranno proprio questi perché a indicare la ricerca nella vita. Molti sono i messaggi che la vita ci invia, ma spesso, siamo sordi o non riusciamo a decifrarli. Riguarda lo stigma legato alla salute mentale. Ricordo quello che un amico mi disse dopo aver fatto il suo percorso terapeutico in comunità; “… sai Giuseppe, quando alla fermata dell’autobus si vede un disabile in carrozzina tutti vorrebbero dargli una mano per farlo salire, quando si vede un ragazzo con un comportamento bizzarro tutti si allontanano da lui senza chiedersi il perché. Io ero pazzo, ora non lo sono più”. E’ la disputa tra; IO, ES e Super IO, ai quali i sentimenti non possono sfuggire. Un pretesto per raccontare come la violenza e l’abuso incide sull’animo e la mente umana. La drammaturgia è stata realizzata grazie, anche, agli incontri ravvicinati, attraverso i laboratori teatrale che in questi anni ho avuto in comunità terapeutiche, alle voci di; Giovanni, Maria, Assunta, Cesare, Agnese, Andrea e le sue allucinazioni uditive, che cito nello spettacolo, dopo aver avere avuto il suo permesso, e che ora uscito dalla comunità vive la sua vita normale  fra alti e bassi, come tutti noi, e tanti altri che in questi anni ho incontrato e tutt’ora incontro.

Una storia costellata di momenti tragici, ironici e ferite profonde. Due anime con due diverse visioni della vita e del mondo alla ricerca dei loro “perché?” Una riflessione sulle nostre piccole, grandi vite e tutto ciò che va oltre a quello che noi definiamo la fine.

Chi è il pubblico adatto allo spettacolo?

Parlando d’amore, inevitabilmente, non ha limiti. A tutti quelli che amano, a coloro che non si sentono amati, a quelli che pensano la vita come una grossa bugia, a chi  non ha coraggio d’agire e a coloro che hanno la verità in tasca. A tutti quelli che hanno paura, che non sanno decidere e a coloro che hanno una risposta ad ogni cosa. Ai pavidi e agli impavidi, alle vittime e ai carnefici, e così all’infinito. E’ uno spettacolo che parla dell’anima. Dal titolo “Confessione senza assoluzione” pone delle domande alla psichiatria e a tutto ciò che ancora non si e capito e al poco che si è compreso dell’animo umano.

C’è stato un evento scatenate che l’ha portata a scrivere questo spettacolo?

Il tanto, molto, troppo dolore che ho visto negli occhi di tante persone fragili.

Con lei in scena Maurizia Grossi. Non è la vostra prima collaborazione. Una grande attrice, come descriverebbe il rapporto con lei.

Artisticamente parlando, Maurizia Grossi è la mia anima gemella, una continua provocazione. Con lei a tratti è molto difficile lavorare, gli scontri e gli incontri si alternano e si amplificano. Trovare la verità scenica non è mai scontato e per niente facile, a volte ci riusciamo e quando ciò avviene mi si ferma il respiro. Ho una necessità fisica e mentale di fare tantissime prove perché solo li si creano e si formano le emozioni che rendono le parole, troppo spesso vuote, piene di vita. Non accontentandomi di una superficiale esplorazione logica ed emotiva del testo, o peggio di una lunga estenuante lettura a tavolino dove si dice tutto e nulla, a volte, capisco, di essere insopportabile. Amo l’azione intesa come dramma che si compie e quindi l’improvvisazione e la ricerca emotiva più che la ricerca di toni. So che non è facile lavorare assieme a me e che a volte posso essere odioso. Con Maurizia, ciò mi porta allo scontro, ma poi i risultati ci danno ragione e basta uno sguardo per sentirci soddisfatti e pieni di vita. E’ una partner straordinaria perché capisce alla perfezione quando le dico e mi dico che l’Attore non è bravo, ma credibile.

Un invito ai nostri lettori

Amate tutto ciò che vi riempie d’amore e di dolore. So che può sembrare assurdo e incomprensibile l’abbinamento, ma è quello che avviene nel nostro spettacolo. A volte per esprimere un sentimento mi accordo che le tante parole non sono sufficienti, quindi se non trovo le parole per farmi capire solo venendo a vedere lo spettacolo potrete capirci.

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