Tornano in scena all’Ar.Ma Teatro di Roma Eleonora Gusmano e Alessandro Romano con il loro terzo lavoro, “Rez”, dal 3 al 5 marzo 2023.

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“Rez” è un concerto poeticoispirato ad “Altri Libertini”dello scrittore, saggista e drammaturgo Pier Vittorio Tondelli. Improvvisazioni di genere elettronico che si amalgamo al testo, rimandando delle suggestioni attraverso microfoni e musica, elementi essenziali della drammaturgia. Abbiamo intervistato Eleonora Gusmano e Alessandro Romano

In scena all’Ar.Ma Teatro “Rez – Sperimentazione in scena”. Cosa sperimentate?

L’oggetto della nostra ricerca è sviluppare un linguaggio originale, una sintassi che nasce dalla fusione performativa di musica e recitazione. Rez, il nostro terzo lavoro (dopo L’Ora Blu e Secondo Natura)  alza ulteriormente l’asticella confrontandosi con l’universo Tondelliano di Altri Libertini, Pompeo di Andrea Pazienza e il panorama musicale punk rock degli anni ‘70,’80. A partire da questi spunti, con questo spettacolo proponiamo una riflessione universale sulla giovinezza, sulla creatività, sulla velocità e voracità di quegli anni che comprendeva l’aspirazione al superamento dei limiti e delle convenzioni, anche al limite con l’auto distruzione, attraverso il nostro linguaggio ibrido tra concerto live e performance. Anche la nostra ricerca si propone infatti di superare il limite convenzionale tra musica e testo; la parola si scompone e diventa essa stessa suono, canto ed espressione di una vocalità viscerale; e la composizione musicale, tessitura drammaturgica.

L’ideazione è di Orchi_dee duo formato da Eleonora Gusmano e Alessandro Romano. Cosa nasce da questa fusione?

Io e Alessandro ci siamo incontrati nel 2016 e nel 2017 è nato il nostro primo spettacolo, L’Ora blu, appunto, ispirato al terremoto della Marsica del 1915. A partire da quel primo progetto la nostra volontà era accostare le due discipline di provenienza (rispettivamente Teatro e Musica Elettronica) si è fuso presto in una convergenza di entrambi verso un luogo terzo, dove ad esempio la parola viene manipolata elettronicamente in tempo reale, come a trasformare tutta la parte sonora in un “unico materiale plasmabile”.

Di cosa parla Rez?

Rez nello spettacolo è un luogo archetipico. La Reggio Emilia che ci racconta  Tondelli (Rez in dialetto emiliano) viene astratta in una dimensione di provincia tipica degli anni 80’ italiani e nelle strade adiacenti alla via Emilia, percorse di notte, in macchina, dai nostri protagonisti, pieni di alcool e sogni alla ricerca di quell’odore del Mare del nord che mandi via gli scoramenti e il male di vivere che li accompagna ogni giorno.
Diverse storie si intrecciano, accomunate dalla giovane età dei personaggi e dal desiderio comune di cambiamento rispetto a un’ immobilità che sembra soffocarli e imporre loro un destino già scritto. Per questo Le Splash, quattro ragazze “assatanate” aspettano la notte per prendere possesso della cittadina e diventarne le regine, inforcando le loro biciclette colorate e scorrazzando veloci qua e là, raggiungendo luoghi, ruoli e esperienze che altrimenti sarebbero loro preclusi.

Qual è la principale caratteristica di questo spettacolo?


Abbiamo pensato di ambientare la nostra storia sul luogo di un incidente automobilistico appena avvenuto, che viene rappresentato e vissuto in scena come all’interno di una tavola Pazientesca, in cui lo scontro si materializza nella scritta Crash sulla maglietta indossata dalla performer.

Sono appunto le vite dei nostri personaggi ad aver fatto Crash, i loro ideali, figli del riflusso degli anni Ottanta ad essersi scontrati con l’avvento dell’eroina, dell’Aids, con il vuoto post Sessantotto, già ricordo lontano i cui echi rimangono visibili nelle canzoni cantate a squarciagola negli anni di liceo. Oltre quindi alle modalità di rappresentazione che sembrano emulare un live concert, attraverso l’uso costante di microfoni e strumentazione a vista sul palco, crediamo che l’altra caratteristica di Rez, come degli altri spettacoli e della nostra poetica in generale, sia lo sguardo rivolto al passato, alla ricerca delle comuni radici di una generazione, attraverso uno sguardo affettuoso e una dolce malinconia.

Cosa lascia allo spettatore?


Sicuramente un’esperienza immersiva e totalizzante; una rappresentazione della nostra gioventù che ci possa fare da specchio e con cui confrontarci, che  ci conduca in luoghi della nostra memoria emotiva e sensoriale che sembravano svaniti ma che attraverso la musica, diventino nuovamente palpabili ed forieri di emozioni.

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