Cross the Streets, dal 7 Maggio al primo Ottobre 2017 arriva al Macro di via Nizza a Roma la mostra ideata da Paulo Lucas von Vacano, che  racconta 40 anni di Street Art e Writing attraverso le opere di 40 dei  più importanti artisti che hanno segnato le tappe fondamentali di questo movimento a livello internazionale e locale.

Un’ espressione artistica considerata controcultura, entra al MACRO, dove sono già presenti interventi permanenti di street ed urban art realizzati da Bros, Ozmo e Sten&Lex.

Cross the Streets è articolata su due piani, ci si muove all’interno degli spazi grazie ad una simpatica segnaletica orizzontale scelta dagli allestitori, lo Studio Ma0 un team di architetti romani, e già ci si sente un po’ all’esterno (sono stati impiegati anche teli da impalcature ed altri materiali che dopo la mostra torneranno ad essere riutilizzati nei cantieri edili).

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Al piano terra la sezione “Street Art Stories” ospita le opere realizzate in loco per l’occasione da alcuni artisti come i romani  Diamond, il cui stile è a metà strada fra il liberty  e il tatuaggio vecchia scuola con l’opera “Sorella morte”, Lucamaleonte, il maestro dello stencil con l’opera “Mucchio di fagiani”,  Mosa One con l’opera “ Creiamo confini e barriere su una terra che non ci appartiene” sul tema dei bambini che fuggono dalle zone di guerra e poi tante altre opere di Ron English, già presenti nella mostra bolognese, le grandi tele di Giant,  le foto della cancellazione di ben due opere di Keith Haring  a Roma quando lui era già un artista accreditato; tutte cose diverse ed eterogenee che forse confondono un po’ il visitatore per la mancanza di un filo conduttore, ma è facile capire che sia stata richiamata in questo modo la situazione reale della strada.

Al piano superiore la sezione “Writing a Roma 1979-2017” curata da Christian Omodeo, lo stesso illuminato curatore della mostra di Bologna dello scorso anno, più omogenea e di più immediata lettura, si focalizza sul rapporto che unisce la Capitale e il writing: si parte dalla storica mostra nella Galleria La Medusa nel dicembre 1979 (la prima esposizione di graffiti promossa al di fuori dagli Stati Uniti) fino alle mostre organizzate in città negli anni successivi per passare alla riscoperta di un gruppo di opere di Lee Quinones e Fab 5 Freddy, esposte per la prima volta dopo essere state date per disperse per quasi quarant’anni,  che apre un percorso espositivo focalizzato  su diverse generazioni di writers locali che, dagli anni ‘80 fino ad oggi, hanno fatto di Roma una delle capitali del Writing internazionale.

In nessun’altra città al mondo le metropolitane e i treni del sistema ferroviario urbano sono stati dipinti con la stessa costanza.

È possibile vedere ancora opere realizzate tantissimi anni fa o addirittura stratificazioni successive e riconoscere lo stile dell’artista. Tra i writer coinvolti ci sono Napal e Brus, Jon e Koma, Imos, Pax Paloscia, Rebus, il fotografo Valerio Polici e le crewsTRV e Why Style. Divertente anche la scenetta che ricrea la situazione tipica del writer che spesso si ritrova a scavalcare dove non potrebbe e passare da cunicoli solitamente usati per controllare gli impianti.

Cross the Streets ha trovato la sua casa romana ideale: il Macro – Museo d’Arte Contemporanea,  già sensibile a questa forma d’arte, è sicuramente un ottimo contenitore grazie agli spazi progettati dal sapiente intervento dell’architetto(a) Odile Decq.

L’ideatore della mostra, in conferenza stampa ha detto che

Scegliere la creatività a discapito della criminalità è una posizione che incentiva l’arte, la musica e lo sport. La rivoluzione avviene quando la strada entra nel museo e il museo si trasferisce nella strada”, in una frase è rinchiusa l’importanza di una corrente artistica innovativa e la necessità di una mostra che la celebri per permettere a chiunque di individuare l’arte e sentirsi in un museo semplicemente camminando per le strade della propria città.

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