Storie di discese, come quelle da medaglia di Alberto Tomba, o di ascese, come quella lunga e tortuosa di Walter Benatti su una notte sul K2 nel lontano 1954.
“È questa la vita che sognavo da bambino?” vede in scena, in un vero e proprio one man show, Luca Argentero, e ha fatto tappa unica a La Contrada di Trieste ieri( sabato 30 Novembre).
E’ questa la vita che sognavo da bambino è uno spettacolo con la regia, asciutta ma fortemente simbolica di Edoardo Leo e testi di Gianni Corsi e degli stessi Leo e Argentero.

Impossibile. Una parola che non esiste nella storia e nella mentalità di tre campioni che hanno fatto la storia dello sport italiano, sia con i loro fallimenti che con le loro vittorie: Luigi ‘Luisin’ Malabrocca, Alberto Tomba e l’alpinista Walter Benatti.

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Tre personaggi che, alla soglia dei 40 anni di Argentero (un anno fa, quando si è iniziato a pensare lo spettacolo), sembrano raccontare la storia si un tempo lontano, a cui ispirarsi, ma anche i tempi e la società più recenti.

E che, a detta di Argentero, con le loro storie raccontano anche di lui.

Luisin Malabrocca, Walter Bonatti e Alberto Tomba, tre sportivi italiani che hanno fatto sognare, tifare, ridere e commuovere varie generazioni di italiani.

Eroi in bicicletta

Luisin Malabrocca, che ha vissuto i tempi d’oro del ciclismo con protagonista la storica coppia Coppi-Bartali e che è diventato a volta protagonista come inventore della cosidetta maglia nera, la maglia dell’ultimo giunto al traguardo del Giro d’Italia.

Un campione che ci ha insegnato l’arrivare ultimo, ma senza vergogna.

Tomba, la bomba

Lo sci è sempre stato lo spazio di libertà di Argentero quindi non poteva non figurare tra i protagonisti uno dei più grandi campioni italiani della disciplina: Alberto Tomba.

Amato e discusso, perfezione sugli sci tanto quando disordine nella vita; emblematica è questa la elaborata nello spettacolo.

Benatti e la scalata verso la verità.

Ne ha scalate tante di montagne,  ha lottato per la vita in più occasioni l’alpinista Walter Benatti.

Ha lottato grazie la forza proveniente dal mettere un piede avanti l’altro dopo un dolore e ha lottato con la montagna forse più grande e pericolosa: la natura, infame, degli uomini

La puzza del K2 la lascio a voi, io preferisco respirare

Impossibile. Concetto che non può esistere senza essere legato a doppio filo al coraggio.

Un coraggio a cui bisogna essere educati, fatto di dubbi e di scelte con un unico comune denominatore, il coraggio. Anche di ritrovare sè stessi.

Il coraggio appunto, anche quello di stare sul palco. Non solo per narrare le storie di altri, ma tra le righe anche la propria.

Dominare il palco con la padronanza di un one man show…E’ questa la vita che sognavo da bambino?

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