Gli amanti passeggeri. L’ultimo viaggio dell’umanità

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amantipasseggeriGrandi speranze per Almodovar. Si anticipa una commedia scoppiettante ispirata a stili del passato ’80, ambientata su un aereo. Penelope Cruz e Antonio Banderas a garanzia.

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Film sedimentato da qualche giorno. Rabbia all’uscita del cinema. Copiosa quantità di gay in sala amanti del regista o a cui il soggetto del film ha suscitato interesse…non penso sia piaciuto nemmeno a loro.

La storia è semplice: un aereo sta per decollare per Città del Messico, poco prima una disattenzione fra tecnici della pista provoca un’anomalia. Il problema viene avvertito in volo. All’interno dell’aereo i passeggeri e l’equipaggio stressati dalla situazione danno il meglio e il peggio di sé tra gag, monologhi e sculettamenti. Piloti e steward gay si alcolizzano e si drogano, la seconda classe viene addormentata e resta inconsapevole, la prima invece è composta da ricchi e potenti viziati che confessano bonariamente e liberamente i propri comportamenti fuorilegge. Con un atterraggio di emergenza tutti si salvano.

L’operazione intellettuale di Almodovar è decisamente interessante. Uno sguardo cinico e realistico sull’ultimo viaggio dell’umanità in forma di commedia: l’anomalia all’aereo è il segnale della fine e le reazioni delle persone in volo sono gli echi di un boato che sta per mangiarsi l’intero globo e le sue schifezze. Una sorta di specchio che Almodovar ha voluto offrirci per disgustarci di noi stessi. Un naufragio ad alta quota.

In uno spazio ristretto come quello delle cabine d’aereo si svelano segreti, sotterfugi, manie e capricci degli uomini, prima della loro fine, tra situazioni surreali e verosimili: questo il tema centrale.

Una sensitiva avverte delle presenze a contatto con il pene dei piloti, una star del mondo escort è alimentata dall’unico timore di essere l’oggetto di un attentato e racconta il suo segreto lavoro con i personaggi politici più noti, un manager truffatore non vede la figlia da anni, che si scopre lavorare come escort, a causa dei suoi cattivi rapporti con una madre super cattolica, un attore spagnolo ha dei problemi con una fidanzata che sta tentando di suicidarsi, un assassino che lavora per organizzazioni criminali è incaricato di uccidere la donna escort, la sensitiva ha deciso di perdere la verginità sull’aereo, gli steward implicati sessualmente con i piloti cercano di intrattenere i passeggeri con cocktail alla mescalina e danze da drag queen, i due piloti sono un etero che non riesce a dichiararsi omo e un omo sposato con figli che nasconde la sua relazione omosessuale alla moglie. Tutti mentono agli altri e a loro stessi. Il tema della menzogna è molto forte: uno degli steward ha giurato che non avrebbe più mentito dopo averlo fatto per questioni di lavoro e continua a ribadire di voler essere sincero. Sincerità come un’ansia inguaribile. La sincerità sulla “terra ferma” sembra una pratica impossibile, come sembrano dichiarare gli abitanti schizzati dell’aereo.

Una commistione folgorante di personaggi in una commedia da riso amaro a denti stretti. Non sembra esserci né riscatto, né speranza, né un riso pienamente liberatorio. Atterrando i passeggeri riconfermano se stessi. Nessuna catarsi.

La scelta di colori vivissimi per gente morente è interessante. Abiti e scenario sono quelli che fanno immediatamente Spagna, che fanno Almodovar. Non incontriamo nessun passeggero vivo, ma piuttosto le incarnazioni della definizione da dizionario di vizio. Droga, sonniferi, alcool, menzogne, sesso sembrano essere gli unici strumenti per sopravvivere all’ansia della vita, del dolore e all’incertezza di atterrare morti. L’unica viva è proprio la ragazza che a terra ha deciso di suicidarsi e che riceve una chiamata dall’ex fidanzato, uno dei passeggeri, che come tutti gli altri “cadaveri” la considera pazza: recuperata da un’ambulanza sparisce lasciandoci di lei solo uno sguardo, un flash che diviene immediato ricordo di un’umanità ormai perduta.

L’abilità del regista nel descrivere la “morte in vita” nell’abbondanza latina è sorprendente, come nel caso delle inquadrature voyeuristiche delle svariate unioni sessuali tra passeggeri sconosciuti, meccaniche e scenografiche, esasperate, prive di passione e gusto.

La meschinità del lavoro, delle relazioni e delle credenze umane emerge con violenza ironica. Il regista mostra sapienza narrativa nel trarre il meglio da questa situazione, la fine dell’umanità appunto, senza dichiarare simboli, ma latinamente aprendo dialoghi che hanno il carattere della chiacchiera quotidiana e fatale. Da notare il silenzio, l’assenza di rumori che fa di questo viaggio un potente viaggio metafisico, un purgatorio in cui si riflettono inquietudini e fallimenti dell’uomo proiettati a tonalità monocrome.

I personaggi del film sono privati di passioni, di vita, dello spirito vitale, di speranza che permette di fuggire e vincere la morte. Una commedia, un monito ironico e amaro su quello che potremmo essere, su quello che siamo.

Forse negli ultimi anni ci è piaciuto grazie ad Almodovar avvicinarci a quelle dimensioni di malinconia, di ironia e fatalità della comunità dei naufraghi, proprie alla musica, al flamenco, che lambisce la tragedia, ne esala il profumo, la evoca. In questo film si avverte un’assenza d’anima.

USCITA CINEMA: 
GENERE: Commedia
REGIA: Pedro Almodovar
SCENEGGIATURA: Pedro Almodovar
ATTORI: Penélope Cruz, Javier Cámara, Antonio Banderas, Carlos Areces, Paz Vega, Raúl Arévalo, Blanca Suárez,Lola Dueñas, Cecilia Roth, José María Yazpik, Hugo Silva, Antonio de la Torre, Miguel Ángel Silvestre,Carmen Machi

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