Gli spiriti dell’isola è un film del 2022 scritto e diretto da Martin McDonagh.

Nel film il McDonagh riunisce sulla scena cinematografica gli attori Brendan Gleeson e Colin Farrell, già protagonisti di un altro suo famoso film, In Bruges – La coscienza dell’assassino del 2008.

Il film ha ricevuto ben 9 candidature ai Premi Oscar 2023 ed ha portato a casa 3 vittorie ai Golden Globe 2023, posizionandosi in gara come il film con il maggior numero di candidature.

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La trama

1923: mentre sta volgendo al termine la Guerra civile irlandese, nell’immaginaria isola di Inisherin, la lunga amicizia tra Colm Doherty (Brendan Gleeson) e Pádraic Súilleabháin (Colin Farrell) s’interrompe bruscamente da un giorno all’altro e senza apparente motivo. Colm di punto in bianco si rifiuta di frequentare ancora l’amico. Pàdraic però non riesce proprio ad accettare la situazione e tenta in ogni modo di indagare la scelta dell’amico, coinvolgendo anche la sorella Siobhán e gli altri abitanti dell’isola. Colm rivelerà quindi con molta riluttanza di non voler più sprecare il suo tempo con una persona tanto noiosa come Pádraic, e che intende dedicare gli anni che gli restano alla composizione di musica con il suo violino. A questo punto i disperati tentativi di Pádraic di riconquistare l’amico e la brutale tattica di Colm di porre fine all’amicizia, creeranno reazioni sempre più devastanti nella comunità. Questo è solo l’incipit di una commedia nera che alterna comicità e grottesco a dramma e profondità.

Riflessioni sul film

Il film è ambientato negli anni della guerra civile irlandese, precisamente nel 1923, eppure come spettatori siamo in grado di apprendere questa informazione sul periodo storico solo da alcuni remoti e vaghi richiami. Questo avviene perché l’ambientazione della storia, l’immaginaria isola di Inisherin, sembra essere un luogo atemporale, separato da tutto il resto del mondo. La comunità rurale dell’isola, infatti, non sembra minimamente toccata dalla sanguinosa guerra che si sta svolgendo sulla terra ferma. Nella storia che McDonagh sceglie di raccontarci nella pellicola, un evento tanto sconvolgente come la guerra si limita a manifestarsi attraverso il rumore dei cannoni in lontananza, senza sortire un reale effetto sui personaggi. In realtà, ad attirare realmente l’attenzione degli abitanti è un altro tipo di guerra: quella tra i due vecchi amici Colm e Pádraic.

Quando Colm decide di troncare l’amicizia, la spiegazione sembra essere che per lui Pádraic ormai rappresenta solo una inutile perdita di tempo. Colm prova un improvviso desiderio di riempire di significato la sua vita, e decide di concentrare tutte le sue energie sul comporre musica con il suo violino, invece di passare le sue giornate seduto al pub con Pádraic, ascoltandolo chiacchierare.

Tormentato dall’allontanamento di Colm, comincia a soffrire intensamente all’idea di essere davvero una persona così insignificante. La conseguenza di ciò è che Pàdraic sviluppa una vera e propria malsana ossessione per l’obbiettivo di riconquistare il vecchio amico, e dimostrare così di essere una persona gentile e degna di nota. Dall’altra parte di questa guerra grottesca ed estrema al punto da risultare tragicomica, c’è Colm, che pur di rimanere saldo nelle sue convinzioni arriverà a compiere gesti estremi e irrazionali. Lo spettatore si ritrova così ad assistere ad una lotta senza esclusione di colpi che (senza fare troppi spoiler) vedrà il coinvolgimento di altri abitanti dell’isola, di animali, e anche di arti volanti.

L’unico personaggio che sembra essere dotato di calma e razionalità in questa assurda vicenda è Siobhán (Kerry Condon), sorella di Pádraic e forte personaggio femminile. È infatti Siobhán l’unica che sembra essere tanto insofferente difronte alla folle guerra messa in atto dal fratello e dal vecchio amico. Ma non si tratta solo di questo: Siobhán è l’unico personaggio che si sente stretto nella ripetitività della solitaria vita sull’isola. La ragazza rappresenta un elemento estraneo all’alienazione che provano invece tutti gli altri abitanti. Mentre chi vive sull’isola di Inisherin non riesce a concepire l’esistenza di un mondo esterno, Siobhán rappresenta il prototipo dell’esploratore, dell’avventuriero che non si accontenta di quello che già conosce. Proprio lei, infatti, deciderà nel corso del film di abbandonare l’isola e partire per non farvi più ritorno, diventando uno dei pochi personaggi che si conquista un finale positivo.

Una volta partita la sorella, ultimo spiraglio di razionalità, la lotta tra Pádraic e Colm sembra non avere più freni, e arriverà a toccare picchi di contorta violenza. Nel minutaggio finale il film diventa sempre e l’umorismo si esaurisce progressivamente, fino ad arrivare ad un finale-non finale che era l’unico possibile per la storia.

Il titolo originale: The banshees of Inisherin

Le banshee a cui fa riferimento il titolo originale dell’opera (The banshees of Inisherin) sono creature della mitologia scozzese e irlandese, spiriti femminili non per forza maligni. Nella tradizione fantastica moderna, dove gli elementi caratteristici delle mitologie antiche e folcloristiche spesso subiscono delle mutazioni ad opera del passaggio del tempo, la banshee viene spesso rappresentata come uno spirito urlante, non necessariamente malvagio, il cui grido ha la capacità di uccidere all’istante, o avere altri effetti distruttivi e potenti. Nel film Colm dice che, al giorno d’oggi, le banshee non gridano più nella notte annunciando morte, ma vivono semplicemente tra la gente comune osservando e compiacendosi delle cose orribili che l’uomo è in grado di compiere.

La banshee più rappresentativa all’interno del film Gli spiriti dell’isola è la signora McCormick, un’anziana donna ossessionata dalla possibilità di sventure e disastri, che si aggira per l’isola con un mantello nero. La donna risulta inquietante al punto che Siobhán si nasconde dietro ai muri per evitarla. La donna farà anche previsioni sinistre sulle morti che saranno provocate dal litigio tra Colm e Pádraic. Gli abitanti dell’isola cercano quindi più o meno educatamente di ignorarla, eppure la “strega” è un personaggio che sembra dirci che le conseguenze delle nostre azioni sono spesso più prevedibili di quello che pensiamo, eppure siamo molto bravi a fingere che non sia così.

La trilogia degli spiriti dell’isola

Il richiamo alla mitologia irlandese tanto presente in questo film è dovuto probabilmente ad un lavoro precedente del regista. Martin McDonagh ha infatti dato vita ad una serie di spettacoli teatrali, “La Trilogia delle Isole Aran”, fatta di opere che riprendono l’immaginario narrativo del folklore irlandese.

Gli Spiriti dell’Isola nasce quindi come una sorta di continuazione di quel progetto. Il contenuto della pellicola arriva indiscutibilmente da quel primo McDonagh, autore teatrale che non aveva ancora conosciuto il cinema.

Conclusioni

Gli spiriti dell’isola è un film che durante la visione risulta a tratti strano, esagerato, grottesco, richiamando volutamente al prototipo della tragedia classica, che tende ad amplificare emozioni e reazioni dei personaggi, esasperando tristezza o comicità a seconda della situazione. 

Il risultato è un film cupo ed allo stesso tempo esilarante. Una commedia nera che si fa metafora della guerra fratricida che ha segnato la storia di un paese come l’Irlanda. Risulta infatti evidente seppur appena accennato, il parallelo tra le vicende della comunità dell’isola e la guerra civile che sulla terraferma vede gli irlandesi che si combattono instancabilmente tra loro. Attraverso la storia di un’amicizia spezzata si racconta l’atrocità e l’insensatezza degli uomini che fanno la guerra ad altri uomini, un tema tristemente attuale.

Tutto ciò è portato a galla da uno scambio di battute che hanno i due protagonisti verso la fine del film: quando uno dei due fa notare di non sentire più gli scoppi di cannone in lontananza, e che quindi forse sulla terra ferma la guerra è finita, l’altro risponde “non ti preoccupare che riprenderà, perché certi conflitti non si superano mai”, parlando un po’ del mondo e un po’ di loro stessi.

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