Intervista a Leonardo Buttaroni e Cecilia Cinardi sul palco di Fight Club

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Ancora  pochi giorni per assistere allo spettacolo  Fight Club –La Prima Regola, nuovo lavoro di “Cattive Compagnie”, in scena fino al 23 Marzo al Teatro Trastevere di Roma.

Un testo non facile quello di Chuck Palahniuk, e un paragone difficile da sostenere quello con il film statunitense diretto da David Fincher. ma Leonardo Buttaroni, regista della compagnia grazie ad un ottimo lavoro drammaturgico e al un gruppo di attori di notevole talento, si è saputo far apprezzare dal pubblico romano.

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Noi della Nouvelle Vague abbiamo così voluto incontrare il regista e scambiare due parole con lui..

 

Leonardo, regista interprete drammaturgo insomma un bell’impegno.  Come è nata la Compagnia ?

L’impegno più grande è stato sicuramente quello registico, come interprete sono solo di contorno anche perché facendo il regista non si ha la possibilità di curare un gran che il personaggio ed è un lavoro che richiede un grande dispendio mentale. Da regista hai tante e troppe cose a cui pensare, da seguire la realizzazione di musiche scene e costumi alla cura dei singoli personaggi, alla gestione di un gruppo molto numeroso.  Drammaturgicamente essendo un testo che si ispira a due capolavori il mio è stato solo un appoggio ai due veri costruttori del testo Alessandro Di Somma e Diego Migeni, che per due mesi hanno sviscerato e cercato di rendere teatralmente possibile questo progetto… poi sono subentrato a vagliare il testo insieme a loro per le varie esigenze registiche.

Cattive compagnie nasce nel 2012 a ridosso della finale del primo Fringe Festival di Roma, in quell’estate avevamo creato il nostro primo lavoro insieme ai miei cattivi compagni Diego Migeni, Sebastiano Gavasso (attori), Paolo Carbone (scenografo), lo spettacolo Horse Head uno spettacolo Spin off de “Il Padrino” che replicheremo a Roma dal 25 Marzo al 30 marzo al teatro Ambra Garbatella,  Con questo spettacolo abbiamo vinto il Festival e ci ha fatto volare e fare dieci repliche al Fringe Festival di New York, un’esperienza unica.

 

Cattive Compagnie  è quindi è una compagnia indipendente, pro e contro di questa cosa?

Pro libertà , poca disponibilità economica ma con fantasia ed estro si riesce a sopperire a questo problema, Poca disponibilità il contro.

Dopo la vittoria nel 2012 del Fringe Festival di Roma è cambiato qualcosa?

Dopo la vittoria… che dire a parte la felicità di arrivare davanti a circa 50 compagnie che è stata fortissima, una vera scalata verso la vetta, poi la consapevolezza di volare oltre oceano e dell’avventura futura che ci aspettava ci ha dato molta carica, ci ha ripagato in qualche modo di tutte le fatiche affrontate sia a livello economico e di dispendio di energie e la consapevolezza di aver prodotto un ottimo spettacolo, dall’altra parte la consapevolezza che avremmo dovuto impegnarci ancor di più se volevamo rimanere a quel livello.

Una chicca per un mese nel New York?

Ce ne sono tante a parte le emozioni e tutto il resto, forse vi cito la più banale ma sicuramente una di quelle cose che può capitare solo a New York , come passare una serata in un Roof top di Brooklin guardando lo skyline di Manhattan illuminarsi di rosso al tramonto bevendo vino con attori australiani, londinesi, scozzesi e messicani a scambiare opinioni, modi di vivere il teatro, episodi, vite così lontane ma con la stessa ardente passione

 

Ora in scena a Roma con Fight Club, spettacolo dalla regia adrenalinica, sei soddisfatto?

Non si è mai pienamente soddisfatti. Ogni giorno devi continuare a cercare la perfezione, questo ci spinge ogni volta  a superarci, sono soddisfatto dell’impegno e dell’abnegazione di ogni membro di questo gruppo attori e collaboratori eccezionali che meriterebbero ognuno una grande ribalta, abbiamo avuto mille difficoltà in fase di preparazione e solo grandi persone prima che grandi interpreti avrebbero potuto ottenere un tale risultato

 

Cosa bolle in pentola per il futuro?

Un futuro vicinissimo direi, terminiamo il 23 Fight Club e dopo 2 giorni, dal 25 marzo al 30 marzo per la precisione, siamo di nuovo in scena con il nostro premiato Horse Head che con queste 6 rappresentazioni sfonda il muro delle 50 repliche e torna in Italia al Teatro Ambra alla Garbatella di Roma per la prima volta dopo la sua versione inglese.

Quindi un gruppo di attori talentuosi e affiatati come Diego Migeni, Alessandro Di Somma, Marco Zordan, Yaser Mohamed e Matteo Fasanella e Cecilia Cinardi, new entry della compagnia e unica donna sul palco, che ha dato prova di se creando un personaggio ironico e profondo, portando in scena una sensualità mai volgare che ha  sicuramente arricchito la piece teatrale.

Ma sentiamo come lei ha vissuto questa esperienza.

 

Cecilia, un ritorno sulla scena romana sicuramente ben riuscito, ma raccontaci come ci si sente ad essere l’unica donna nello spettacolo?

È una bella sensazione! Non mi era mai capitato. Sia dal punto di vista scenico, nel senso che obiettivamente non ci sono delle antagoniste e questo ti da – se vogliamo – un grande vantaggio! sia dal punto di vista umano, soprattutto se hai la fortuna di lavorare con un gruppo di colleghi bravi e piacevoli quali sono Diego Migeni, Alessandro Di Somma, Marco Zordan, Yaser Mohamed, Matteo Fasanella e il regista Leonardo Buttaroni.

Devo dire che mi sento molto coccolata. C’è un’ energia bellissima in compagnia.

 

Quindi nessuna rivale ma come la mettiamo con Helena Bonham Carter, protagonista femminile del film di Fincher, è stata più fonte d’ispirazione o disagio ?

Assolutamente una fonte d’ispirazione! H.B.C. è una delle mia attrici preferite e non solo per quanto riguarda la sua indiscussa bravura – che in Fight Club è notevole – ma anche per il coraggio di provarsi in una così vasta gamma di ruoli in film tanto diversi nel loro genere. Penso all’Amleto di Mel Gibson, a Camera con vista di Ivory, a Big Fish, alla Dea dell’ amore, al Pianeta delle scimmie…per citare i primi che mi vengono in mente. E tutto questo in fondo in sordina: pur essendo una star non si può certo dire che sia un’attrice inflazionata a livello di gossip a suo riguardo. Questo è per me un indice di grande serietà e riservatezza che prendo come modello.

Interpretare un personaggio così sopra le righe ma riuscirlo poi a rendere così credibile è stato difficile?

Intanto ” grazie ” perché la tua domanda cela un complimento rispetto alla credibilità della mia interpretazione di Marla Singer…Credo che al di là dello stile proprio di un attore e della scelta registica di una messa in scena – più o meno teatrale – ciò che rende credibile un’interpretazione è il cuore che ci metti. Questo è ciò che arriva alle persone. Si tratta di generosità, voglia di condividere. Posto che questo è per me basilare nel mestiere di qualunque artista, siamo esseri umani e ci può stare che in alcuni ruoli o in alcuni momenti di vita più che in altri ciò ti venga più o meno facile. Diciamo che vivo un momento di grande apertura e voglia di comunicare e questo mi ha reso possibile trovare una verità credibile.

 

Quindi dopo questo successo di Fight  Club- la prima Regola, progetti per il futuro?

È già da un po’ che progetto la ripresa di un monologo fatto nel 2008-2009 a cui sono particolarmente affezionata e che sento ha ancora molto da dire in giro. Si tratta della Signorina Else di Schnitzler per la regia di Federico Olivetti. Ovviamente sono aperta agli imprevisti!

Noi ti abbiamo visto anche spesso in ruoli cinematografici, ma tra cinema e teatro qual è il tuo grande amore?

È una domanda a cui è difficile dare una risposta in termini di ” bianco o nero “. Sono due mezzi di comunicazione e di espressione diversi l’uno dall’altro, entrambi affascinanti e necessari come esperienza professionale. Ritengo  che la capacità di gestire le emozioni e gli imprevisti che possono capitare in teatro sia un elemento essenziale nella formazione di un attore. Io spero di continuare a farli entrambi.

Per concludere  qualche sogno nel cassetto ?

Ovviamente realizzare una carriera importante che mi dia la possibilità di fare arte il più possibile. Arte intesa come qualcosa di valore.

Grazie Leonardo, grazie Cecilia.

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