Roma nasconde molte sorprese e noi siamo fieri di poter dire di esserci imbattuti in una delle migliori.

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Nato in Basilicata e trasferitosi successivamente a Roma con tutta la famiglia per motivi di salute, Adriano Mastrolorenzo ha sempre coltivato due sogni, diventare un musicista di talento e aiutare i bambini obbligati a passare parte della loro vita in un letto di ospedale.

Entrato nella nostra redazione, abbiamo deciso di festeggiare la sua futura collaborazione con un’intervista dedicata alla sua vita e alla sua attività come Musicista in Corsia.

Cominciamo dal principio, nonostante tu sia originario della Basilicata, vivi oramai da molti anni a Roma, cosa ha spinto la tua famiglia a trasferirsi qui?

All’età di otto anni mi venne diagnosticata una nefrite, un’infiammazione dei reni, che al tempo non poteva essere curata da nessun ospedale della Basilicata dato che non possedevano le attrezzature adeguate.

I miei genitori decisero quindi di provare a Napoli dove, purtroppo, non potetti ricevere le cure adeguate dato che neppure in questo caso le strutture non ebbero modo di gestire la mia malattia.

Quando oramai avevo nove anni arrivammo quindi a Roma dove, finalmente, fui preso in cura dall’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù.

Adriano MastrolorenzoMi dicevi che però, nonostante la struttura fosse adeguata, la situazione rimaneva in ogni caso complicata

Proprio così. In ospedale riuscirono a fare una diagnosi più accurata e mi dissero che la mia malattia era Lupus Eritematoso Sistemico ai reni. I problemi maggiori erano due, essendo una malattia autoimmune gli anticorpi non erano in grado di difendere il mio organismo in modo adeguato ed avendomi colpito a degli organi interni la malattia avrebbe potuto espandersi in ogni parte del corpo.

La situazione era tragica, dopo la prima biopsia mi diagnosticarono un livello di avanzamento della malattia molto elevato. A questo si aggiunse anche un ulteriore problema dovuto al fatto che subivo tutti gli effetti collaterali dei vari farmaci che mi somministravano. Ancora oggi ne pago le conseguenze.

Se non fossi qui a parlarmi in prima persona, inizierei a vedere un brutto finale per questa storia

E avresti ragione a crederlo. Finito per nove mesi in dialisi e plasmaferesi rimanevo attaccato alle varie macchine per molte ore ogni giorno per cinque volte alla settimana. Ero stremato sia fisicamente che psicologicamente.

Quando i medici iniziarono a perdere le speranze per questa situazione che non accennava a migliorare, dopo che mia madre sognò Giovanni Paolo II nell’atto di guarirmi, dopo una settimana fui in grado di uscire dalla dialisi con i miei reni nuovamente funzionanti grazie ad una ripresa che i medici non furono in grado di spiegare.

Un finale sicuramente inaspettato, secondo te cosa è stato a salvarti la vita?

Di fronte ad episodi simili non puoi fare a meno di pensare ad un miracolo ma, secondo me, è stato anche un altro fattore ad aiutarmi.

In quei lunghi periodi di sofferenza che erano i miei ricoveri, l’unico aspetto che mi ricordava l’aria di casa, essendo mio padre musicista, era quello di ricevere lezioni di chitarra all’interno dell’ospedale.

Da questo è nata la mia scelta di intraprendere una carriera da musicista, anche se in me è sempre rimasto il desiderio di ricambiare in qualche modo quello che avevo ricevuto.

E cosa hai deciso di fare per realizzare questo desiderio?

Inizialmente decisi di dedicare gran parte del mio tempo libero presso la ludoteca dell’ospedale Bambino Gesù facendo volontariato.

Ricordando, però, il benessere che fu in grado di portarmi la musica durante i miei lunghi ricoveri, decisi di usare le mie capacità musicali per i bambini, così entrai nell’Associazione “DAVIDE CIAVATTINI” ONLUS.

Questa mia idea nasce dalla convinzione che ricreare un ambiente familiare e un’atmosfera di normalità all’interno dell’ospedale possa giovare sull’aspetto psicologico del bambino. Nel mio caso, tale risultato sono certo possa essere raggiunto anche partendo dal semplice ascolto della musica.

Sicuramente è una bella convinzione, hai trovato subito un appoggio all’interno dell’ospedale?

La responsabile della ludoteca Carla Maria Carlevaris, una volta spiegatagli la mia idea, fu subito entusiasta dandomi carta bianca per la mia iniziativa.

I primi tempi mi concentrai sulla creazione di “GIORNATE DELLA MUSICA” in modo da portare musicisti di vari generi all’interno dell’ospedale per dei concerti aperti a tutti. Tale fu il successo di questa iniziativa che mi chiesero di fare un passo avanti e portare il mio progetto all’interno dei reparti.

Per rimanere vicino alla mia idea di riportare la normalità nella vita dei bambini ricoverati, si optò per un progetto che avesse le sue fondamenta nella volontà di dare una certa continuità “scolastica” ai piccoli pazienti lasciando quindi pezzi musicali da studiare con strumenti donati per il progetto.

E stai già pensando al futuro di questo tuo progetto?

Con questo lavoro, il mio desiderio sarebbe creare una nuova figura professionale, chiamata “musicista in corsia”, all’interno degli ospedali il cui compito sarebbe portare avanti progetti simili al mio in modo da regalare serenità e spensieratezza a chi l’ha persa da tempo.

Per questo Articolo le immagini sono state fornite dall’ufficio stampa dell’artista/spettacolo. Si declinano per tanto ogni responsabilità relative ai crediti e diritti

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