La zanzara muta, intervista all’artigiano delle parole Gianfranco Spinazzi

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La zanzara muta di Gianfranco Spinazzi mette in scena un incontro/scontro tra due anziani arrabbiati con sé stessi e con la vita. Il romanzo è diviso in due parti in cui si analizzano i pensieri e i ricordi dei due protagonisti, mentre si racconta del loro improbabile rapporto nato nell’inganno e nella violenza e poi sfociato nella necessità di comprendere e di condividere.

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L’autore Gianfranco Spinazzi, finalista al prestigioso Premio Calvino, e A.A.A. Venezia cercasi (2011), ci racconta meglio la sua opera ed il suo caratteristico stile.

Come mai questo titolo e come mai proprio la zanzara?

Ho scelto la zanzara proprio perché è l’animale che riesce a rappresentare al meglio il “fastidio”, cosa che noi veneziani conosciamo fin troppo bene.

Dalla zanzara parte anche il significato del mio titolo e l’ossimoro La zanzara muta, come a rappresentare un’utopia irrealizzabile ma che si rivela come un desiderio estremamente forte all’interno delle menti dei due anziani protagonisti.

Gianfranco Spinazzi - La Zanzara muta
Gianfranco Spinazzi – La Zanzara muta

 

Parlando dei protagonisti, il loro è un rapporto sia di comprensione che di scontro che si andrà a sviluppare sempre di più nella trama. Cosa può dirci su di loro e sul motivo che l’ha spinta relazionarli in questo modo?

Lo spunto mi venne trovando un colombo morto sotto a casa mia. Dopo essermi occupato della sua rimozione, fui come colpito dal pensiero di contrapposizione animale-uomo che si viene a creare quando si raggiunge una certa età, per questo ho scelto due anziani come protagonisti.

Una volta arrivati verso la fase finale della nostra vita è come se ricominciassimo ad avvicinarsi a quella tenerezza e quell’ingenuità che fa parte della natura di ogni animale.

Per quanto riguarda il loro rapporto, semplicemente è il lato umano che riaffiora, avvelenato da anni di sofferenze, portando addirittura i due ad immaginare omicidi, o comunque azioni in grado di danneggiare i propri cari, che però non porteranno mai a termine.

Ho voluto giocare sulla contrapposizione sia narrativa, come l’incredibile energia che i due anziani protagonisti riescono a tirare fuori, che letteraria con lo scontro tra il corsivo e lo stile classico delle parole.
Un ossimoro che parte dal titolo ed arriva fino alla forma delle parole stesse.

E c’è qualche opera da cui ha preso ispirazione per creare “La zanzara muta”?

In realtà no, ho cercato di essere il più possibile fedele a me stesso dato che, non per peccare di superbia, non mi pare ci siano altri autori che giocano con le parole e il testo come faccio io.

È la mia caratteristica personale quindi ho cercato di valorizzarla unendola all’ironia che domina tutta la storia in un intreccio tra una realtà che si diverte a farci rimbalzare tra situazioni cinicamente tragiche ed episodi incredibilmente assurdi.

Questo approccio si trasferirà anche ai prossimi progetti o è unico nel suo genere?

Assolutamente no, proprio adesso sto preparando un altro libro in cui seguiamo le vicende del protagonista, una guida turistica di 50 anni, che “nel mezzo del cammin della sua vita” decide di cambiare la propria vita. Ovviamente tutto contornato dal mio gioco con le parole, un campo giochi infinito in cui niente è fisso e tutto può essere modellato a nostro piacimento.

La Zanzara muta (Gianfranco Spinazzi) - Copertina
La Zanzara muta (Gianfranco Spinazzi) – Copertina
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