È attualmente in sala il nuovo monumentale film di Martin Scorsese con protagonisti Leonardo DiCaprio, Robert De Niro e Lily Gladstone.

Killers of the Flower Moon è l’ultimo film del regista Martin Scorsese che riporta sul grande schermo due dei grandi attori con cui ha spesso collaborato in passato: Leonardo DiCaprio che interpreta il protagonista Ernest Burkhart e Robert De Niro nel ruolo del ricco William K. Hale, zio del protagonista. Il trio si completa con la grande interpretazione di Lily Gladstone nei panni della giovane Osage Mollie, moglie del protagonista. La pellicola è l’adattamento cinematografico del saggio di David Grann, Gli assassini della terra rossa, tratto da fatti realmente accaduti.

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Killers of the Flower Moon: la trama in breve

Ci troviamo nella cittadina di Fairfax in Oklahoma, anni 20: i membri della Nazione Osage scoprono che nella loro terra si cela l’oro nero, il petrolio, e questo li rende presto il popolo più ricco del mondo. Inevitabilmente le loro proprietà diventano oggetto di brama da parte di molti malintenzionati; tra questi il ricco e cinico William K. Hale, che studia subito un piano per appropriarsi di tale patrimonio. Per portare a termine il suo scopo di impadronirsi delle ricchezze degli Osage, William si servirà del debole nipote reduce della Grande guerra Ernest Burkhart, che sposerà la giovane Osage Mollie dando il via ad una spirale di violenza e ingiustizia che vedrà come vittime proprio il popolo degli Osage.

Sul film

Killers of the Flower Moon è un film che esplora e tocca generi diversi dal gangster movie tanto caro a Scorsese, al western, fino al dramma familiare, senza però mai sfociare completamente nel giallo o nel thriller. La narrazione, che si prende i suoi tempi per dipanarsi (il film dura quasi tre ore e mezzo), non cede mai il posto ad una svolta investigativa, preferendo evitare qualsiasi mistero da indagare e piuttosto rendendosi esplicito e chiaro al pubblico fin da subito. Una scelta particolare considerando che nel saggio da cui è tratta la pellicola, si parla della nascita del corpo investigativo FBI, questione completamente ignorata dal film che sceglie di concentrarsi su altro. L’unico accenno a questi avvenimenti si ha a metà film, quando Mollie si reca a Washington e chiede aiuto al governo americano affinché fermi gli attentati contro la sua gente, portando così l’agente Tom White nella cittadina e dando avvio alla conclusione del film.

In questo film Scorsese mette in mostra tutto l’egoismo, l’ingordigia e la cattiveria dell’animo umano, senza fare sconti e servendosi in maniera funzionale della violenza, che è tipica della sua produzione. Quello che vediamo sullo schermo è talmente crudele da non lasciare spazio alle sfumature o ai dubbi, ed i personaggi contribuiscono a creare questo clima di un mondo marcio fino al midollo. Sia DiCaprio che De Niro, infatti, interpretano degli uomini di potere, ottusi e senza nessun fascino, con cui è quasi impossibile entrare in empatia. Leonardo DiCaprio in questo film è forse alla sua prima interpretazione di questo tipo: veste i panni di un uomo mediocre, ottuso, un personaggio talmente sgradevole da essere ben lontano dal fascino e dall’attrazione che solitamente suscita questo attore. Incapace di emanciparsi dall’autorità dello zio, il protagonista Ernest è allo stesso tempo sinceramente (ed ipocritamente) innamorato della moglie Mollie, alla quale per il dio denaro causerà dolore e sofferenza inenarrabili. In tal senso è fortemente d’impatto il finale del film, raccontato con una tecnica narrativa diversa da tutto ciò che abbiamo visto in precedenza, ma che qui non approfondiamo per non fare troppi spoilers.

Scritto a quattro mani dal regista assieme allo sceneggiatore Eric Roth, il film affronta l’intera vicenda dal punto di vista dei tre personaggi principali. Attorno a loro ruotano molti altri personaggi, ma il film non sacrifica mai la centralità del trio, soprattutto del protagonista interpretato da DiCaprio, usando il suo sguardo come chiave di lettura per fare emergere la complessità della vicenda. Questa scelta ci regala indiscutibilmente le grandi interpretazioni degli attori principali che segnano un punto molto alto della loro carriera recitativa, ma allo stesso tempo sembra privarci di qualcosa. Quando una storia di ingiustizia e sofferenza come quella del popolo Osage ci viene raccontata per tutto il tempo dallo sguardo di chi quella sofferenza l’ha causata, si perde la preziosa occasione di dare spazio e voce ai reali protagonisti della storia. Scorsese non risparmia di un crudele giudizio morale tutti i personaggi bianchi e crudeli, dandoci la giusta lettura delle vicende che stiamo vedendo sullo schermo, eppure non si può fare ameno di pensare che dedicare maggiore spazio e protagonismo al punto di vista delle vittime avrebbe forse potuto arricchire la narrazione.

Verdetto

Killers of the Flower Moon è un film che, scevro da qualsiasi addolcimento, racconta una storia sulla crudeltà dell’uomo bianco che nel suo delirio di onnipotenza non è in grado di condividere o di rispettare ciò che è diverso da lui. È un film su una società intrinsecamente razzista, una pellicola che denuncia il capitalismo di un’America malata e violenta. Ma è anche un film che si prende dei tempi forse eccessivi per raccontarci una storia tutto sommato già vista, senza fornirci un punto di vista particolarmente originale. La narrazione risulta spesso ridondante, con le stesse dinamiche e concetti ripetuti più e più volte.

Ciò nonostante, l’ultima impresa di Scorsese è un’opera monumentale dal punto di vista attoriale e registico che merita una visione perché, seppur la storia raccontata non viva per la sua originalità, rimane qualcosa di cui abbiamo estremamente bisogno di parlare ancora e ancora.

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