La figura del Presidente Evo Morales e la lotta al fianco del popolo boliviano hanno inaugurato ieri la trentasettesima edizione del Festival del Cinema Latino Americano di Trieste, che da domani fino al 20 Novembre troverà sede presso il Teatro Miela.

Ad aprire ufficialmente la manifestazione in primo luogo Helena Lozano Miralles, delegata della Terza Missione del Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università degli Studi di Trieste.

Benvenuto e saluti

La Lozano Miralles ha portato i saluti e il benvenuto da parte dell’Università (che ha ospitato l’evento inaugurale) e della componente universitaria, che ha preso parte al Festival nel corso degli anni.

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Componente che quest’anno ha collaborato alla realizzazione di una masterclass con Alberto Garcia Ferrer su Gabriel Garcia Marquez ma che da sempre contribuisce al Festival con l’importantissimo lavoro di sottotitolatura dei film.

Al Direttore Rodrigo Diaz il compito di inquadrare il Festival nel complesso e sottolineare l’importanza della presenza attiva delle istituzioni locali.

Il contributo e il sostegno delle istituzioni, necessario per una manifestazione culturale di questo tipo, è stato al centro dell’intervento di Massimo Bray, ex Ministro e attuale Direttore generale di Treccani.

A Bray è andato il ringraziamento di Diaz per l’accompagnamento al Festival in questi due anni con l’esperienza e la conoscenza a tutto campo che lo contraddistingue.

Questo Festival ha bisogno di impegno, di maggiore attenzione e di tutela come tesoro culturale, a partire dagli archivi e dalle persone che ci lavorano
Dietro al Festival ci sono tutte le storie che ci racconta, anche nel legame tra America Latina e Italia per quanto riguarda. ad esempio, la grafica

Massimo Bray

Volveremos e seremos miliones

Volveremos e seremos miliones, è il titolo di un libro, il racconto della lotta politica del Presidente Evo Morales Ayma, pubblicato dall’esilio in Argentina. 

Seremos miliones è anche il titolo del film di apertura del Festival, a cura di Diego Braita e Santiago Vivacqua.

Un film che aiuta a capire come si è arrivati a quell’esilio e a conoscere un paese e il suo popolo. A partire dalla leggenda e dalle parole di Tupac Katari , nel film si raccontano fatti che coprono un lunghissimo periodo, dal 1492 (l’arrivo dei conquistadores) al 2020.

Si racconta di un paese ricco di risorse naturali, delle quali venne saccheggiato nel corso dei secoli. Di una storia di lotte, insurrezioni, di un popolo che si è sempre creato da sè il destino e di un personaggio ritenuto eroico dai boliviani: Evo Morales Ayma.

Dalla casita a Orinoca a leader sindacale. Conscio da quando ebbe coscienza politica delle ingiustizie che vivevano i suoi compaesani, eletto come primo Presidente indigeno dello Stato Plurinazionale di Bolivia nel 2006.

Siamo terra, siamo memoria, siamo radici

Passando per l’enorme processo di trasformazione del modello economico si giunse a un cambiamento con enormi ricadute sociali nel percorso di uguaglianza tra tutte e tutti.

Dal processo di nazionalizzazione delle risorse naturali nei primi anni 2000 alla prima Assemblea Costituente che coinvolse tutti: indigeni, contadini, ma soprattutto donne.

Un leader tanto amato dal popolo per il suo governare ascoltandolo quanto inviso alla controparte politica imperialista.

In prossimità  delle elezioni per un impossibile quarto mandato di Morales (2019), la controparte gli fece scacco matto, costringendo il Presidente all’esilio.

Gli subentrò Jeanine Añez, responsabile del golpe causa dell’esilio e presidente ad interim fino alle nuove elezioni, tenutesi nell’Autunno 2020, con l’elezione di Luis Arce. La Añez è stata recentemente condannata a 10 anni di carcere per il golpe condotto nel 2019.

Appuntamento oggi con la sezione Shalom, dedicata alla comunità ebraica in America Latina, e da domani per le sezioni competitive e i primi omaggi.

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