Grande successo per il debutto, mercoledì sera di La luna e i falò con Andrea Bosca presso la Sala Bartoli de Il Rossetti- Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia. Un successo prevedibile già dall’aggiunta, in prevendita, di una replica venerdì sera.

Quattro quindi le repliche, un successo già confermato al debutto da un lungo e affettuoso applauso da parte del pubblico.

Un affetto ricambiato, quello del pubblico triestino nei confronti di Bosca, che non ha mancato di ribadirlo

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Ogni volta che torno a Trieste è casa. Ecco, qui mi sento Anguilla.

Una prova d’attore brillantemente superata per Bosca, alle prese con un testo assai ricco e con un palco che si riempie, pur essendo solo o scena, di personaggi di vita e storia.

Un paese vuol dire non essere soli. Sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c’è qualcosa di tuo che anche quando non ci sei resta ad aspettarti. MA NON È FACILE STARCI TRANQUILLO”

Ritorno alla radici, al luogo dove si nasce e si muore

Ci sono opere letterarie, e autori, incontrate e incontrati per caso nella carriera scolastica che, senza un vero perché, ti rimangono nel cuore. La luna e i falò, ultimo romanzo di Cesare Pavese è uno di questi. Per questo l’attesa delle repliche triestine dell’omonimo spettacolo con Andrea Bosca, per la regia di Paolo Briguglia, era piena di curiosità. Un’attesa che ha ripagato la curiosità oltre le aspettative.

Troviamo Anguilla, valigia alla mano, di ritorno al suo paesello dopo aver fatto fortuna in America. Come emerge nell’introduzione: il ritorno di Anguilla al paese pone un confronto immediato tra ciò ch’è restato e ciò su cui è trascorso il tempo e che dovrebbe aver portato cambiamenti. Passato e presente sono soprattutto riannodati sul piano simbolico. il protagonista torna da lontano per rivedere l’identico. Così questo paese, dove non sono nato, ho creduto per molto tempo che fosse tutto il mondo. Anguilla ritorna pensando di aver capito tutto delle sue radici e della vita ritrovandosi poi ad augurarsi di vedere il mondo con lo sguardo di Cinto.

Lo sguardo delle piccole cose e allo stesso tempo del sogno.

La voglia di essere parte della vita sociale ed essere riconosciuti ma anche di poter osservare tutto senza attirare l’attenzione dell’altro. In questo successo al debutto di una pièce come La luna e I falò c’è anche la conferma della Sala Bartoli, come scrigno di piccoli e grandi tesori. Che si vorrebbe vedere e rivedere.

C’è tanto del nostro essere giovani uomini in questo adattamento per il teatro: l’inquietudine, l’essersi allontanati dai luoghi di origine, il modo difficile di sentirci a casa da qualche parte. Ho ritenuto opportuno raccontare il qui e ora della voce narrante, trasformando il palcoscenico nella piazza del paese su cui Anguilla – che “nessuno conosce e nessuno più riconosce” – fa il suo arrivo

Il regista, Paolo Briguglia
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