Mohamed Ba, dal Senegal ai cuori dell’Europa. Sui palchi italiani da 16 anni, parla alle coscienze di accoglienza, immigrazione e integrazioni senza perdere il bene più prezioso: l’identità.

Mohamed costruisce ponti culturali tra civiltà che solo apparentemente sembrano diverse. Certamente non un compito facile in un’epoca in cui i populismi e le demagogie diventano sempre di più lo zoccolo duro di un Paese, (e forse di un’Europa) che l’accoglienza, dovrebbe averla nell’anima.

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Storie drammatiche, di chi vuole solo rincorrere il proprio diritto di essere felice. Storie fatte di abusi e soprusi.

Mohamed Ba
Il Riscatto con Mohamed Ba al Teatro Miela © Fabrizio Caperchi Photography / PiquadroStudio

Per ogni disperato, da questa e dall’altra parte c’è qualcuno che è riuscito a tirarne su un business illecito. Alimentando così un clima di intolleranza che spesso sfocia in atti di violenza e Mohamed, purtroppo, lo sa.

Ne Il Riscatto, Mohamed, ripercorre quella che è una storia comune ai fratelli che, mossi dalla disperazione o dalla ricerca di un riscatto sociale per sè stessi e per i propri cari, intraprendono il viaggio della speranza. Un viaggio, spesso, verso l’ignoto dalla durata variabile: da qualche giorno a diversi mesi. Dipende dalle possibilità economiche e dalla tratta. Senza contare la possibilità, o meno, di giungere a destinazione.

Vere e proprie prove di forza. Resistenza davanti alle difficoltà fisiche, climatiche e ambientali.

Delle prove in cui l’umanità umilia e mortifica sè stessa.

Qualcosa che riporta alla mente ricordi di pagine vergognose del Novecento. Qualcosa che abbiamo giurato che non sarebbe più accaduto.

Il Mediterraneo diventa di giorno in giorno un cimitero sempre più affollato, difronte a un’Europa che preferisce guardare dall’altra parte.

Un esodo che sembra non finire mai. Un’emorragia di uomini donne e bambini disposti a mettere le proprie vite nelle mani dei trafficanti di esseri umani, in cambio della  promessa per una vita migliore.

Una madre non mette in acqua il proprio figlio se prima non è certa che sia più sicura della terra.

Un mare dove ormai i morti sono più dei pesci. Immagini alle quali tutti ci siamo assuefatti. Immagini che ci sconvolgono il tempo dell’aggiornamento delle time line di Facebook. Come accadde per Aylan, una piccola vittima di questa follia, di appena tre anni.

Conosciamo tutti, nelle nostre vite da sfigati da tastiera, un bambino piccolo. Un bambino che, per quanto rumoroso, vivace e anche rompiscatole, almeno una volta ha suscitato in noi una qualche forma di tenerezza. Ecco, focalizziamolo. Aylan era fatto così. Un paio di pantaloncini blu e una maglietta rossa completamente zuppi e la faccia riversa sulla sabbia bagnata senza vita.

Poi ci sono anche gli eroi che sono diventati tali semplicemente ricordandosi di restare umani.

Era l’ottobre del 2013 quando l’Espresso decise che l’uomo dell’anno dovesse avere la faccia di un muratore-pescatore di Lampedusa: Costantino Baratta, 56 anni, che il 3 ottobre del 2013 uscito in barca, salvò la vita, tirando fuori da quel miscuglio di acqua e nafta, 12 persone. In quel naufragio vi furono 366 morti. 366.

Ma anche Giusy Nicolini, sindaca di Lampedusa e Linosa, ha dato spesso conferma di essere una guerriera difronte all’indifferenza dei potenti, Rosi ne suggerì il nome alla candidatura al Nobel per la pace.

Giusy è una donna che da sola cerca di fare più di quanto l’Europa non sia capace. Una piccola isola considerata la porta d’ingresso per il mondo civilizzato e ricco. Fatto di reality  fabbrica di sogni e polvere.

Ma non basta. L’emergenza è tale da richiedere davvero l’impegno di tutti. E per tutti Mohamed intende Tutti!

Non risparmia nessuno, dalle istituzioni alla società civile fino agli stessi fratelli che giungono in un paese nuovo.

Rimarca come sia importante imparare la lingua del Paese in cui si vive, per riuscire a comprenderne le leggi e procacciarsi, una volta in regola con i permessi, un lavoro dignitoso.

In cima al manuale mette il non alimentare, in chi è rimasto a casa, l’illusione che tutto sia semplice da questa parte del Mediterraneo

Niente selfie con belle macchine o belle ville, siate sinceri con i vostri cari e i vostri amici. Non spingeteli ad affrontare quello che avete passato voi per inseguire un’illusione

Ba, è un fiume in piena. Solo per quasi due ore, con il suo tamburo ci trascina nella sua vita. Nella sua cultura e negli spaccati di vita comuni a molti fratelli.

Una centralità assoluta, tra i suoi ricordi e per la sua formazione, è rappresentata dalla figura del nonno. L’uomo che con la saggezza di chi conosce il passato ha la giusta lungimiranza per avere occhi per guardare il futuro.

Alla partenza dalla sua Dakar, fu proprio il nonno ad accompagnare Mohamed. In quell’occasione gli rammentò l’importanza di imparare a conoscere il mondo, senza mai dimenticare le sue vere radici

con la consapevolezza che il tronco d’albero in acqua ci sta secoli e non per questo diventa un coccodrillo

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