Ospiti di Mr. Pùntila di Bruni e Frongia al Teatro Quirino, con un intramontabile Bertolt Brecht.

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Dal 4 al 9 aprile uno dei più grandi successi di Bertolt Brecht, “Mr. Pùntila e il suo servo Matti”, anima il palco del Teatro Quirino, con la regia di Ferdinando Bruni e Francesco Frongia.

Una commedia scritta dall’autore nel 1940, agli inizi del conflitto mondiale, ispirandosi allo stravagante milionario protagonista del famoso film di Charlie Chaplin, “Luci della Città” (1931). Il signor Pùntila, così come il suo precursore, è un ricco uomo d’affari con una doppia personalità, che muta proporzionalmente alla quantità di alcolici consumati. Infatti, quando è ubriaco risulta essere un brav’uomo simpatico e generoso con amici e servitori, ma quando il “male” della sobrietà lo colpisce, si trasforma nel capitalista cinico e avaro che tormenta e sfrutta i suoi dipendenti e servitori.

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I registi, Bruni e Frongia, riportano sul palco questa “commedia popolare”, scegliendo una scenografia che ben ricostruisce gli spazi agresti e rustici dello scorso secolo, con un sipario di tela grezza, che all’occorrenza viene chiuso per meglio scandire i tempi della commedia, svelando l’enorme dollaro, stampato con la dicitura significativa ed ironica “The Puntiland States of Puntile”.

Il palco è affollato da figure di animali scuoiati, quarti di bue appesi e sacchi di iuta con il dollaro impresso sulla superficie: un mondo dove la realtà contadina non è così bucolica come la si immagina, e grossolanità e rozzezza fanno da padrone nell’aspro ambiente rurale del secolo scorso.

Lontano sullo sfondo, uno schermo accompagna lo svolgimento della commedia, proiettando i titoli delle varie parti dello spettacolo, o facendo da cornice per una notte stellata o per la campagna dorata, terra di Pùntila.

In questo scenario, Mr. Pùntila (uno straordinario Fernando Bruni) fa la sua apparizione tra i fumi dell’alcool, con il suo pungente autista Matti (Luciano Scarpa) che tratta da suo pari, tanto da desiderare che sposi la sua unica figlia, Eva (una svampita ed elegante Elena Russo Arman), prendendo il posto del noioso e nobile promesso sposo.

Ma una bella tazza di caffè e una sauna rigenerante trasformano il prodigo protagonista in un capitalista prevaricatore, che cancella ogni slancio filantropico e ubriaco voluto poco prima, dimenticando le rischiose promesse.

Ad accompagnare i tempi di questa pièce un gruppo di servitori e contadini, con i loro costumi rattoppati e logori, diventano cantori, narrando le imprese dell’ubriaco proprietario, sulle note di Paul Dessau e Matteo De Mojana.

Un’opera che viene letta come un’allegoria della società capitalista, in una doppiezza e ambivalenza dove tutto è permesso, ma nessuno è realmente libero. Questa commedia di Brecht svela tutta la sua attualità rivelando con comicità e umorismo, le disuguaglianze sociali che, lungi dall’essere scomparse, sono sempre più reali in un mondo dominato da Paperoni e dove è presente un triste divario sociale.

Una realtà in cui le fallaci promesse di Mr. Pùntila regalano un benessere effimero e non fanno altro che accentuare le contraddizioni e le differenze sociali di quegli anni bui.

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