La compagnia teatrale Anagoor è andata in scena il 15 gennaio sul palco del Teatro Rossetti di Trieste con Virgilio brucia per la regia di Simone Derai.

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Virgilio brucia è uno spettacolo che si rivolge a un pubblico di nicchia poiché sceglie una recitazione in lingue lontane nel tempo e nello spazio e non risparmia di mostrare immagini forti e disturbanti.

Lo spettacolo si fonda sul ruolo dei classici e su come possano essere reinterpretati dai posteri alla luce del momento storico in cui essi vivono.

Il classico in questione è l’Eneide di Virgilio e il punto di partenza è proprio la morte del poeta, momento in cui egli aveva desiderato bruciare il suo celebre capolavoro.

Gli elementi che seguono sono molti, divisi per capitoli, in fedele richiamo a quelli dell’opera. La struttura dello spettacolo si impernia sui passaggi da un quadro all’altro, fondamentali per tenere le fila di un discorso complesso.

I temi che si delineano durante la messinscena sono molti, primo fra tutti il rapporto tra arte e potere e ancora la violenza, la memoria, la natura.
Gli stimoli sono persino più numerosi: lo spettacolo non è costituito solo da testi delle opere di Virgilio, ma è arricchito anche da fonti letterarie ricercate tratte da opere di autori dalle diverse provenienze. Inoltre, il piano dell’azione è scisso: lo spettatore segue spesso in contemporanea ciò che accade fisicamente sul palco ad opera degli attori e ciò che è proiettato su un grande schermo sul fondo.

Durante la maggior parte dello spettacolo si richiede allo spettatore l’impegno intellettivo e morale di guardare dall’alto quello che sta accadendo, quello che viene raccontato o mostrato dalle immagini. Ci sono, però, alcuni momenti molto intensi in cui si punta, per fa riflettere, alle passioni, ai sentimenti di pancia del pubblico.

Ne è un esempio la scena dedicata all’opera Consigli a un giovane poeta, del autore serbo Danilo Kiš, recitata in lingua e accompagnata da sottotitoli proiettati sullo schermo in traduzione italiana, in cui accogliamo le parole dell’attrice come fossero moniti elargiti a noi personalmente.

Così come il rito della raccolta del miele, in cui sono coinvolti molti attori che si industriano attorno alle arnie seminate sul palco per estrarre i melari e da lì il miele. Tutto avviene con estremo realismo sulla scena e i tempi sono quelli dilatati e calmi della campagna, della campagna bucolica che ci descrive con trasporto e affezione Virgilio nelle sue Georgiche.

Infine, notevole e da segnalare la scena in cui Virgilio, interpretato da Marco Menegoni, legge ad Augusto il secondo libro dell’Eneide dove viene narrato l’incendio di Ilio e la fuga disperata di Enea con l’anziano padre Anchise sulle spalle.

La recitazione è in lingua e metrica latina e si protrae senza esitazione per lungo tempo e con un’intensità e una partecipazione dell’attore che portano il testo a staccarsi dalle parole scritte secoli fa e arrivare ad emozionare il pubblico.

Virgilio Brucia è una costruzione dalle complesse stratificazioni intellettuali, purtroppo non sempre immediate, attraverso cui si intende svelare il legame tra l’esodo dei troiani dalla propria città in fiamme e le migrazioni dei nostri tempi e come Virgilio, sebbene cantasse nella sua opera le res gestae di Ottaviano Augusto, si fosse votato non alla causa dei vincitori ma dei vinti, degli esiliati, degli espropriati.

Perché leggere i classici? domandava Italo Calvino, Virgilio brucia risponde

 

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