E’ andato in onda ieri sera in prima serata su RAI1 Io sono Mia, il film tv sulla vita di Mia Martini diretto da Riccardo Donna ed interpretato da Serena Rossi.

E, stando ai dati ufficiali, è stato un grande successo avendo conquistato 7.727.000 spettatori pari al 31% di share.

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La storia di Mia

Il film parte da Sanremo 1989. Una Mia Martini provata dalla vita si ripresenta sul palco di Sanremo dopo anni dall’uscita di scena e lo fa con un capolavoro assoluto della musica italia: Almeno tu nell’universo, brano del ’72 scritto da Bruno Lauzi e Maurizio Fabrizio proprio per lei ma rimasto nel cassetto fino a quel momento.

Piccola nota polemica a margine. Quel brano arrivò nono in classifica in un festival vinto da Anna Oxa e Fausto Leali con “Ti lascerò“. Si avete letto bene, nono. Non primo non secondo, semplicemente nono e nessuno inveì più di tanto. Fine della polemica.

Dicevamo quindi che nelle prime immagini troviamo Domenica Rita Adriana Bertèconosciuta ai più come Mia Martini, a 48 ore dall’esibizione sanremese che sarà anche il punto finale del film. Per ripercorrere in flashback la vita dell’artista viene usato l’espediente narrativo dell’intervista che la cantante rilascia alla giornalista Sandra (Lucia Mascino) del settimanale Epoca. In realtà quell’intervista non è mai esistita anche se nello stesso anno uscì realmente su Epoca un articolo in cui la Martini raccontava la sua storia.

Attraverso l’intervista scopriamo quindi la difficoltosa infanzia di Mia Martini alle prese con un padre che non ne vuole sapere per niente delle velleità artistiche della figlia. La fuga a Roma con la sorella Loredana Bertè alla ricerca di fortuna, le esibizioni nei jazz club, l’incontro con Renato Zero fuori al Piper. A proposito di Renato Zero è curioso che non abbia dato il consenso che venisse utilizzato il suo nome dovendo quindi nel film trasformarlo in un Anthony qualsiasi. Perché per Mia Martini quell’incontro è stato importante eccome e non si poteva non citarlo.

Il punto di svolta della carriera è stato senza dubbio l’incontro con il produttore Alberigo Crocetta (Antonio Gerardi), scopritore di talenti come Patty Pravo e Mal, nonché fondatore del Piper, che la trasformerà da cantante di jazz club in una delle più bravi interpreti della musica italiana del ‘900. Il brano del grande salto di qualità è stato “Padre davvero” nel film di Bruno Lauzi, in realtà di Antonello De Sanctis e Piero Pintucci.

Ma furono Piccolo uomo, questo si di Bruno Lauzi, e soprattutto Minuetto di Franco Califano (Edoardo Pesce) che la proiettarono nell’olimpo facendole vincere il Festivalbar e la corona di cantante dell’anno secondo la critica europea. Siamo nel 1973.

Inizia però a girare la voce che la seguì quasi per tutta la carriera: quella di essere una iettatrice. In un’Italietta sempre a caccia delle streghe rappresenta uno dei casi più eclatanti di violenza psicologica sulle donne.

Lei ha sempre messo due nomi in evidenza all’origine di queste voci. In una intervista rilasciata alla rivista Gente nel 1983, Mia Martini ha dichiarato:

Tra i primi a dire che porto jella sono stati Patty Pravo e Fred Bongusto. Poi è stata la volta della RAI che ha cominciato a non mettere più in onda le mie canzoni. Quindi i discografici, che rifiutavano le mie canzoni

Tra liti con le sue case discografiche e grandi successi, la sua carriera procede a scatti ed in questo si insinua anche l’amore tossico della sua vita, quello per Ivano Fossati. Un altro che non ha voluto che il suo nome fosse associato al biopic. Ma di lui si sa che non vuole che la sua vita privata sia messa al pubblico ludibrio. In effetti, a vedere il film, non ci fa una gran figura. Un uomo che ha vissuto male, malissimo, l’immenso talento di Mia Martini. Ovviamente non ci si poteva esimere dal raccontare l’unica vera grande storia d’amore della Martini e quindi al posto di Fossati nel film troviamo il fotografo Andrea (Maurizio Lastrico).

Il film continua quindi a raccontare la vita e la carriera dell’artista fino al palco di Sanremo del 1986.

Serena Rossi è Mia Martini

Il rispetto

Il film non è un capolavoro, ammettiamolo. Un bel film ma non un capolavoro. Forse una vicenda così complessa avrebbe meritato maggiori approfondimenti, magari anche due puntate. Ma se c’è qualcosa di eccelso è l’interpretazione di Serena Rossi.

Una parola può definire l’immagine che Serena Rossi restituisce a Mia Martini: rispetto. In effetti la Rossi è stata onesta e rispettosa. Non ha usato il ruolo per far vedere quanto è brava (e lo è) ma l’ha interpretata con l’umiltà che è dovuta al cospetto della Piaf italiana (qualcuno la definì così).

Voi potreste dirmi “e va bene ma un’attrice che altro dovrebbe fare?” ed avreste anche ragione, ma il problema di tante produzioni RAI è proprio l’atteggiamento di attori a fare il di più non richiesto, quella ricerca spasmodica del consenso con l’ego che va oltre la forma.

Ecco, Serena Rossi non l’ha fatto, e questa cosa va fatta notare perché fa la differenza tra un prodotto credibile ed uno molto meno.

Ma la Rossi non è stata solo attrice, ma anche, e soprattutto, cantante. Stamattina leggevo “eh ma Mia Martini era meglio”, a questi risponderei “provateci voi a cantare le canzoni di Mia Martini, poi ne riparliamo”.

Il talento unico della Martini è inarrivabile, l’unica cosa possibile è studiarla per renderle omaggio cercando di fare del meglio senza snaturarla. Questo è stato fatto, e dunque ulteriore applauso a Serena Rossi ed a coloro che l’hanno preparata: Daniela Tosco per la recitazione e Maria Grazia Fontana per il canto.

Serena Rossi ha saputo chiedere scusa a Mia Martini a nome di tutti noi. Grazie Serena, scusaci ancora Mia se siamo un popolo a volte troppo stupido.

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