E’ stato presentato nei giorni scorsi al Caffè degli Specchi di Trieste, il nuovo Progetto Beethoven della Società dei Concerti a cura del neo direttore artistico, Marco Seco.
Il progetto inaugura la stagione che vedrà l’apice dei festeggiamenti per i 90 anni dalla fondazione dell’istituzione, che avranno luogo a novembre di quest’anno.
Presenti alla conferenza, assieme al direttore artistico della rassegna la Vice Sindaca di Trieste, Serena Tonel, l’Assessore Giorgio Rossi, il Presidente della Società Piero Lugnani e i due sovrintendenti e presidenti del Teatro Lirico Giuseppe Verdi e del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, Giuliano Polo e Francesco Granbassi.

Gli obiettivi del nuovo direttore artistico Marco Seco

Dall’introduzione al progetto e al calendario del eventi, afferma Seco

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Volevo proporre qualcosa che avesse un senso per la città, raccontare Trieste in un momento davvero importante per la sua storia

Abbiamo condiviso la volontà di prendere questa Trieste e di aggiungerci a quelle realtà e persone che già lavorano perchè questa città diventi sempre più importante sulla mappa attraverso un progetto come questo.

La rassegna musicale estiva organizzata dalla Società dei Concerti di Trieste dal 20 giugno al 24 luglio porterà a Trieste, ma anche a Sagrado, Monfalcone e Gorizia, 200 artisti tra orchestre, strumentisti di fama, solisti, e direttori d’orchestra di rilievo internazionale. 

I luoghi di realizzazione degli eventi, grazie alle collaborazioni con i relativi enti, sono i più significativi di Trieste dal punto di vista storico, artistico e culturale: il Castello di Miramare, il Castello di San Giusto, il Teatro Giuseppe Verdi di Trieste, il Museo Sartorio. Ci saranno inoltre degli appuntamenti anche fuori Trieste dove si terranno tre concerti in luoghi di grande fascino: il Palazzo Lantieri di Gorizia, l’Azienda Agricola di Castelvecchio, l’Hotel Europalace di Monfalcone e altri luoghi inediti come la realtà “esterna” alla città vera e propria di Trieste (con un concerto a Opicina alla Società Culturale Slovena).

Coralità

Coralità, sinergia e contaminazione dei luoghi sono le parole chiave secondo la Vice Sindaca e l’Assessore presente, che plaudono alla sinergia creatasi tra varie realtà del territorio, non somma, ma moltiplicazione di eccellenze.

Sinergie che si concretizzano attraverso la collaborazione con altre due colonne portanti di Trieste e della Regione Friuli Venezia Giulia: il Teatro Lirico Verdi e con il Politeama Rossetti grazie ai quali si può realizzare un progetto di una certa dimensione e profondità culturale

Al Castello di Miramare, il 16 luglio, il Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia “Il Rossetti” il pubblico potrà ammirare l’esecuzione delle musiche di scena dell’ “Egmont” di J. W. Goethe e della Sinfonia n.1 con l’Orchestra di Padova e del Veneto, la cantante Valentina Corò, l’attore Fabrizio Bentivoglio e il direttore Marco Angius.

Gran finale poi con l’Orchestra ed il Coro della Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste che nel concerto del 24 luglio al Teatro Verdi si uniranno a LaFil Filarmonica di Milano nell’esecuzione, sotto la bacchetta di Marco Seco, della “Fantasia Corale” per pianoforte, soli, coro e orchestra.

Volevamo dare coralità però non solo a Trieste e tra le sue istituzioni, ma ospitare e dare coralità artistica al progetto con ospiti che arrivano da fuori

Una presenza artistica di rilievo del Progetto Beethoven sarà infatti la residenza in città per circa 10 giorni della prestigiosa orchestra che durante il suo soggiorno realizzerà in precedenza al gran finale due concerti sinfonici al Castello di San Giusto (19 e 21 luglio).

Rinascita

Una stagione che si svilupperà da metà giugno a metà Luglio e che, come affermato dal Presidente Lugnani, nasce dopo due anni chiusure, riaperture e chiusure, il progetto vuole quindi essere un segnale di definitiva rinascita dei teatri e della cultura a Trieste.

Un po’ come nella stessa musica di Beethoven, in questi ultimi due anni siamo vissuti come nel terzo movimento della Quinta Sinfonia: nella transizione tra il terzo e il quarto è tutto fermo, in attesa, con un rimpallo tra gli strumenti e i musicisti per poi sfociare nel finale in Do Maggiore che è un’esplosione di gioia, riacquistata serenità e prospettiva. 

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