C’è ancora tempo. Fino al 16 febbraio, al Teatro Duse di Roma in via Crema, è possibile assistere a Sogni proibiti di Alessandro Londei, autore, regista e attore di questa rappresentazione teatrale scritta con Brunella Caronti, sul palco con Alberto Mosca, Silvia Catalano e PierLuigi Licenziato. Un lavoro sui generis nel campo della commedia.

Dopo un avvio classico che propone clichès consolidati della commedia tradizionale, improvvisamente lo spettatore resta spiazzato: una serie di vicende apparentemente surreali in cui i personaggi principali, un professionista affermato, la moglie scrittrice, l’amante di lui e di lei, l’amico psichiatra del professionista, s’incontrano, si scontrano, si confondono, rivestono ruoli alterni. Il pubblico è disorientato e cerca di trovare un nesso logico e razionale tra gli eventi a cui assiste ma fa gran fatica. Ulteriore confusione è creata da stili e registri linguistici diversi che si susseguono nelle scene  ad una prima impressione scollegate tra loro: ad un certo punto si recita persino Romeo e Giulietta di Sheakespeare!  Ma  a metà rappresentazione  inizia a delinearsi un senso. Si intravede un possibile filo conduttore: lo psichiatra amico del protagonista che è presente in ogni scena cercando di dare una chiave di lettura a ciò che accade davanti agli occhi del pubblico. Poi un elemento si ripete sempre uguale all’inizio di ogni nuovo episodio: il risveglio da un sogno o da un incubo (dipende dalle prospettive) che sembra continuare il suo delirio nella realtà delle vicende rappresentate di volta. Solo alla fine, quando sembrano perse le speranze di capire, finalmente, in modo divertente ed umoristico viene svelato il mistero nascosto dietro l’apparente caos a cui abbiamo assistito.

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La figura chiave è da ritrovare nel personaggio dello psichiatra. La sua funzione è  di fare da ponte tra la vita quotidiana del professionista e la sua identità più profonda, inconscia, repressa dalle convenzioni sociali che, invece, i traumi fanno riemergere. L’apparente delirio e visionarietà del protagonista non mostrano altro che l’altra faccia della sua personalità la quale trova un canale d’espressione privilegiato proprio nel sogno. Non a caso abbiamo usato il termine surreale, facendo  riferimento anche alla corrente culturale e artistica degli anni Trenta che trovava proprio nel sogno e nelle immagini visionarie un significato più profondo e autentico dell’ io.

Uno spettacolo che rompe lo schema tradizionale della commedia classica. Sembra l’inizio di una nuovo modo di pensare e fare teatro, che spiazza, disorienta e allo stesso tempo diverte uno spettatore ormai abituato ad un prodotto convenzionale, lineare, basato su logiche e dinamiche ormai obsolete. La natura della psiche umana presenta così tante variabili che la logica tradizionale non è più sufficiente ad interpretarla. Sono necessari nuovi strumenti, nuovi canali per entrare in un mondo così complesso. Il cast di Sogni proibiti tenta  di fare questo: addentrarsi negli intricati labirinti della psiche umana attraverso il teatro. Ottimo il risultato se si considera che non manca mai l’elemento umoristico che tratta una materia così complessa con leggerezza e divertimento. Buona l’interpretazione degli attori, tra cui eccelle quella di Alberto Mosca il protagonista. Complimenti quindi al regista per il coraggio mostrato in questa operazione a tratti rivoluzionaria che prova a distruggere gli stereotipi del teatro convenzionale, apprezzabili ma insufficienti ad interpretare lo sfaccettato mondo contemporaneo.

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