ANGELICAMENTE ANARCHICI, GRANDE PROVA D’ATTORE PER MICHELE RIONDINO

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Una figura tutta nera, di profilo, piegata, con un cappello in testa e un sigaro in mano; dietro di lui un pannello bianco che lo riflette: così si presenta il don Andrea Gallo di Michele Riondino nel suo “Angelicamente anarchici” in scena ieri sera al Teatro Comunale di Monfalcone all’interno della rassegna ‘Contr-AZIONI’.

I 5 VANGELI, ZENA E L’AMORE

Michele RiondinoL’amore che Andrea ci racconta per Genova (Zena), la città il cui porto si apre come in un abbraccio, abbraccio che ritorna parlando di quella piazza San Pietro che il Bernini ha progettato e realizzato ad aprirsi proprio con il colonnato a dare consistenza a quell’abbraccio.

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Abbraccio negato però, o meglio, bacio negato quando Don Andrea si trova a dialogare con il cardinale e a denunciare l’ipocrisia del clero e quella mancata comprensione , da chi da’ dell’arrogante allo stesso don Gallo.

Riondino però con il suo Andrea racconta anche dei cinque Vangeli; il quinto è quello di Fabrizio (De Andrè), anche lui pronto a denunciare le ingiustizie ma anche a parlare degli ultimi.

E il pensiero a lui e le sue canzoni fanno da filo conduttore dell’intero spettacolo per raccontare del “giudice con la gobba”, per raccontare dei suoi amici e parlare del troppo amore che spesso porta alla morte.

UN PANNELLO BIANCO

L’unica scenografia davanti a cui si muove Riondino e con cui dialoga è proprio un pannello bianco, pannello che diventa tenebre, che diventa rosso sangue del troppo amore, ma in cui si materializza anche il Cardinale a cui si rivolgerà.

Pannello su cui scorre anche la vita di Don Andrea tra gli ultimi, tra i trans, le prostitute, per le strade della sua città,su cui si proietta l’ombra di De Andrè sempre presente anche se assente ma che poi rivela in chiusura un trio magnifico di musicisti.

Nel finale Riondino infatti ci regala la possibilità di conoscere e ascoltare,come in un bis di un concerto  cui anche lui prende parte chi lo accompagna musicalmente per tutto lo spettacolo: Francesco Forni, Ilaria Graziano e Remigio Furlanut ( i primi due sono anche autori degli arrangiamenti dei brani).

“Uno spettacolo dove la parola utopia significa rispetto del prossimo, coscienza civile, comprensione, riscatto.

 Utopia che come ci ricorda Andrea alla fine “serve a camminare”, ecco auguro a questo spettacolo un lungo cammino che tocchi più città possibili perché è veramente di altissimo livello

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