“Buio. Tela.”
Con un richiamo al pubblico, che viene preparato a cosa andrà a vedere per le successive due ore e mezza, inizia “L’anima buona di Sezuan” che ha inaugurato ieri sera il 2020 del Teatro Bobbio di Trieste (per rimanere in scena fino a mercoledì 15 Gennaio).

Premessa. Chi scrive, per ragioni anagrafiche, non ha visto  “L’anima buona di Sezuan” nell’adattamento e allestimento di Giorgio Strehler a cui si riferisce l’omaggio e attuale allestimento ad opera di Monica Guerritore (molto vicina allo stesso Strehler in quello stesso periodo).

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Urgono due osservazioni a questo punto.

Da un lato risulta sempre attuale e incisivo il messaggio e il fine ultimo dell’opera di Brecht, scritta tra il 1938 e il 1940.

Un periodo nel quale sembra calzante la ricerca di un’anima buona, qualcuno che aiuti gli altri, che pensi non solo al proprio futuro ma a quello delle generazioni future, che non si limiti alla propria sopravvivenza ma si dedichi anche al prossimo.

Il nuovo allestimento ad opera della Guerritore risulta a tratti anacronistico e lento, seppur in un omaggio alla stessa messa in scena di Strehler.

Ottime le scelte registiche riguardo gli interpreti, mentre permane a qualche ora dalla visione (quindi ‘a freddo’) qualche dubbio concernente le scelte interpretative a volte molto, troppo, caricate e che stridono con il coinvolgimento del pubblico.

Con i mezzi a disposizione, come accennato in apertura di spettacolo, il lavoro di scenografia e di gestione dei doppi, triplici ruoli di ogni attore sono stati gestiti egregiamente.

Resta anche qualche dubbio sull’interpretazione della Guerritore del doppio ruolo di Shen Te e Shui Ta.

Se si apprezza la prova d’attrice nel doppio ruolo, la Guerritore risulta in qualche scena poco in linea con il personaggio e in alcune altre carica eccessivamente la propria recitazione ispirandosi a modelli passati che forse, per chi scrive, sono passati un po’ di moda o se non altro desueti.

Resta comunque da osservare l’ottima accoglienza dello spettacolo da parte del pubblico che forse ha invece rivisto nel lavoro della Guerritore la genialità del suo maestro o ricorda la versione del 1981.

Dei, società attuale e bontà

Tre Dei, gli illuminati, nel loro peregrinare da un paesino all’altro della Cina fanno tappa nella piccola provincia del Sezuan cercando un’anima buona

Gli Dei non esistono più

Dopo tanti rifiuti, al punto da chiedersi perchè gli uomini si lamentino che le cose non cambiano nel mondo se mancano proprio le anime buone, vengono accolti dalla buona Shen-Te, e per ringraziarla della sua bontà, di cui lei stessa dubita, le donano 1000 dollari d’argento.

Questo da’ alla donna la possibilità di affrancarsi dalla vita precedente che la vedeva svolgere ‘il mestiere’ e trovare un attività socialmente più rispettabile.

Ciò attirerà i peggiori approfittatori e sciacalli, mettendola nei guai.

A salvarla più volte dai suoi stessi atti di bontà dalla sera alla mattina compare Shui Ta, cugino cattivo.

A complicare ulteriormente le cose però, ritroviamo l’amore, un travagliato amore

ho avuto una sola debolezza: ho amato

E la domanda emergente in chiusura: le anime buone sono destinate alla solitudine in una società attuale, come in quella in cui scriveva Brecht, o c’è speranza di un mondo in cui torni a splendere la condivisione, la bontà e l’amore in tutte le sue sfaccettature?

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