Si chiude con un ennesimo successo, quello al Teatro Rossetti di Trieste, ieri 8 e oggi 9 Aprile, la tournée di questo inizio 2022 de La Divina Commedia.

Raccontare “la Divina” è complesso, per molteplici motivi.

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Prima di tutto, innegabile è la complessità dell’opera musicale che Monsignor Marco Frisina ha elaborato molti anni fa (lo spettacolo è andato in scena per la prima volta più di un decennio fa) e che porta sempre con sè durante la visione un carico enorme di riflessioni.

Dalla riflessione sul viaggio di ognuno di noi dentro sé stesso.

Alla riflessione sulla paura e sul fatto che

Non tutti hanno l’opportunità di poterla affrontare

È complesso da affrontare anche per chi, come chi scrive, ricorda le prime edizioni dell’opera musical, su cui spiccava il compianto Vittorio Bari. 

Ma quella visione viene subito spazzata via, nel bene e anche nel male.

Divina Commedia Vs Star Wars

Il successo delle precedenti stagioni, con oltre 700.000 spettatori e 450.000 studenti che hanno assistito a rappresentazioni sui principali palchi italiani e internazionali, deriva dalla novità in un panorama musical teatrale su cui emergevano altri genere di spettacolo musicale.

Il successo di questa nuova edizione è la conferma di ciò che funziona nel panorama del teatro musicale contemporaneo.

A partire dagli interpreti: Andrea Ortis (che è pure il regista dello spettacolo), che da’ ottima voce e corpo al suo Virgilio, e il Pier delle Vigne di Antonio Sorrentino che saltano all’occhio per “pienezza” vocale e interpretativa.

Appare rimanere un po’ in secondo piano il Dante di Antonello Angiolillo, interprete conosciuto e che già ha dato prove di notevoli capacità, di cui colpiscono l’iniziale tormento dantesco e la successiva liberazione data dal perdono.

Ma non è forse proprio questo il punto focale di Dante? Stare un passo indietro, ascoltare e ricordare al mondo le personalità incontrate? Ricordati di me, lo supplica infatti Pia De Tolomei.

Ma veniamo un po a ciò che stride.

A partire dal nuovo allestimento teatrale, con imponenti maxi proiezioni e sorprendenti effetti speciali, che risultano, a volte però un po’ troppo futuristici e devianti l’attenzione del pubblico.

A questo si aggiunge una scelta dei costumi che, se in alcuni casi esalta la caratterizzazione, a volte non rende giustizia all’interprete e al personaggio che li veste.

Tutto se ne va e tutto torna.

Tutto se ne va e tutto torna. Afferma Dante al principio.

E non si può non ammettere che, quello di Divina Commedia, non sia un ritorno in grande stile. E che non sia un’opera da vedere, almeno una volta nella vita.

Ed è un piacere tornare «a riveder le stelle» tra le stelle del Teatro Rossetti ancora una volta praticamente tutto esaurito. 

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