“Hai presente l’amore che ti voglio e i baci che ti do… pensa se fossero fiocchi di neve. Io ci sono sotto.”

C’è la neve, bianca, gelida. C’è Jack (col suo fedele cagnolino Rocco) che invano tenta di montare la catena alla ruota della sua macchina. E c’è poi un incontro fortuito: Paul. L’impatto sulle reciproche vite sarà imprescindibile, eppure lo devono ancora scoprire.

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Jack è un ragazzo svuotato, dice che il mondo è difficile e che cambiarlo non è tra le sue priorità. Soffre della sindrome dell’abbandono e pare che nemmeno Madre Natura sia stata clemente con lui: bassino e bruttino si accinge così a terminare la sua infelice esistenza.

Paul, al contrario, dalla Natura ha avuto il miglior equipaggiamento: è alto, bello. È addirittura ricco, avvocato in una famiglia di avvocati, prossimo alle nozze. Ha un passato da boy scout, odioso nella sua odiosa vita perfetta.

Ma questi esseri così lontani celano lo stesso segreto: la tristezza. Una tristezza che non è noia ma che ha radici intricate nelle viscere, che parola dopo parola segna il ritratto di due facce della stessa medaglia.

Jack ha deciso di voler morire, è provvisto di un kit per il suicidio (in dotazione c’è una boccetta, un libro, un’arma e pure un sottofondo musicale). Se ne andrà come i grandi. Ma il tentativo viene vanificato da Paul, che impreparato interrompe quel delicato momento. Iniziano così a conversare, a conoscersi, fino a proseguire il viaggio Per strada insieme. E questa strada non è altro che l’animo inquieto di questi giovani, tra ansie e imposizioni che impediscono di essere ciò che si vorrebbe. Dentro sono marci, come il legno di una panchina dimenticata che andrebbe solamente sostituita.

La Strada lascia il posto alla traiettoria di un pallone, quello colpito da Roberto Baggio il 17 luglio 1994. Quel rigore sbagliato diventa metafora della vita stessa.

Lo spettacolo è denso di momenti esilaranti, comici, che come sottotono hanno però l’amarezza di un mondo anestetizzato dalle generazioni precedenti. È come se questi due giovani fossero nel posto sbagliato nel momento sbagliato. Che diventa quello giusto. Sono entrambi Jude con l’intero mondo sulle loro spalle. I rispettivi destini vengono capovolti, inaspettatamente, perché ci vuole coraggio per andare fino in fondo alle cose. Ci vuole coraggio per schiacciare l’acceleratore o per fare retromarcia, per andare a destra o a sinistra, ma come scriveva Virgilio: Fata viam invenient.

Sono Francesco Brandi (attore e autore) e Francesco Sferrazza Papa ad esibirsi in un passo a due recitativo, sono uno lo specchio dell’altro. La regia di Raphael Tobia Vogel guarnisce il testo caricandolo emotivamente in una prospettiva esistenzialista. I momenti di introspezione sono resi da video delicati che occupano l’intero fondale e incantevole è l’uso delle luci che impreziosiscono attraverso lo studio della psicologia del colore.

Per Strada sarà in scena fino al 7 aprile a Trieste, in Sala Bartoli del Politeama Rossetti. È uno spettacolo che davvero chiunque dovrebbe vedere: appare come un elogio alla morte ma racchiude un inno puro alla vita.
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