Gabriella Greison, che già aveva riscosso un notevole successo nelle passate stagioni con “1927. Monologo quantistico” è tornata al Teatro Rossetti di Trieste con “Einstein&me”, bissando il successo.

Lo spettacolo è andato in scena al Politeama nell’ambito del cartellone “Altri Percorsi” inserito nel percorso  ‘ProEsof2020‘, itinerario ispirato alla scienza.

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Donne che raccontano donne. Grandi donne che raccontano grandi donne.

La Greison, fisica, autrice, attrice e giornalista, ci racconta con entusiasmo, in modo appassionato senza recriminazioni ma con obiettività la storia di Mileva Marić, prima moglie di Albert Einstein.

La Greison sviluppa la narrazione partendo da quella che è identificabile come l’estate della donna.

Ottobre 1896, primo giorno di Università al Politecnico di Zurigo.

Lei, una delle cinque donne a frequentare una facoltà scientifica e per di più una donna dell’Est (serba o come dice lei a uno dei suoi professori “appartenente all’impero austroungarico”).

Una donna che riesce a farsi valere in un ambiente in cui alle donne non ci si rivolgeva per parlare di fisica e la cui preparazione attira l’attenzione di uno dei compagni di corso: il suo futuro marito, Albert Einstein.

La Marić continua a ripetersi

non devo farmi distrarre dalla fisica

cercando di allontanarsi anche dai  sentimenti trasferendosi in un altro Ateneo, dove però può solo essere uditrice e non può dare esami.

Ciò la costringe a tornare a Zurigo dove la relazione con Einstein si intensificherà portandoli a formare una famiglia ed avere dei figli.

La donna continuerà a essere la spalla del marito, essendo sua collega ma, con le pubblicazioni e il successo portato dalla teoria della relatività, l’uomo inizierà a frequentare i salotti buoni mentre lei si ritroverà relegata a vita familiare.

Questo trasformerà l’estate della vita della donna prima in autunno e poi in inverno. Come?

Paradossalmente è proprio l’amore ad allontanarla dalle sue mete e a portare nella sua esistenza un “autunno” e un “inverno” di rinunce

Mileva e Madame Curie

Parallelamente al suo percorso di vita si snoda il dialogo immaginario con Madame Curie, che la Marić prende come fonte di ispirazione per la sua risolutezza.

Un percorso di vita che ha portato a risultati diversi: la prima ha indirizzato tutta la sua energia verso l’ambito lavorativo, arrivando al Nobel, a scapito della famiglia.

La seconda per mantenere rispetto di se stessa si allontana dal marito con i figli.

Di lei si perderanno le tracce e non si saprà più niente ma lei potrà godere di un rinnovato entusiasmo e di una rinnovata libertà

Einstein e io

Lo spettacolo deriva dal romanzo “Einstein e Io” basato sulle ricerche dell’autrice tra Zurigo e Berna. Zurigo, dove tutto è iniziato, ospiterà tra l’altro una delle repliche del monologo.

Lo stesso accadrà a Novi Sad (Serbia), terra natale della Marić.

L’entusiasmo sincero della Greison e il perfetto mescolarsi di diversi linguaggi (scientifico e artistico in senso lato) rendono piacevole il monologo a un pubblico trasversale.

Donne, uomini, esperti o meno vengono invitati a riflettere sul ruolo della donna nella scienza, ma non solo.

Gabriella Greison riporta la storia di questa donna come un passaggio di testimone.

Per ricordarci di credere nella bellezza di ciò che si fa e di mantenere il focus su una parte di se importantissima di cui prendersi cura: quella riguardante i propri sogni.


È proprio grazie a una donna come Mileva che le ragazze e le donne di oggi possono realizzare i propri sogni, frequentare facoltà scientifiche e realizzarsi prima di tutto per sè stesse

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