Il mistero della camera gialla: Allo Spazio 18/B una stagione all’insegna del romanzo

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Lo Spazio 18/b ha tutte le caratteristiche ideali per essere definito “teatro off”: si trova in una zona della città che è centrale, ma non centralissima, quella che un tempo era considerata addirittura una borgata – con tutto il fascino letterario pasoliniano del caso – mentre oggi si sta trasformando sempre più in un quartiere giovane e vitale; ospita un numero scelto di persone, sia come pubblico sia come attori; ha una divisione degli spazi assolutamente innovativa che permette una esperienza teatrale immersiva, non solo visuale ma quasi sinestetica; infine gode di una programmazione del tutto inusuale e inaspettata.

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È questo il caso de “Il mistero della camera gialla” che ha riportato in scena, in un libero adattamento, un omonimo romanzo del 1907 di Gaston Leroux, autore noto soprattutto per il celeberrimo Fantasma dell’opera. Leroux fu cronista giudiziario e inviato di guerra oltreché avvocato e viveur a tutti gli effetti: a soli vent’anni bruciò al gioco un milione di franchi ricevuti in eredità.

Sulla scia dell’interesse del pubblico verso i romanzi gialli e di orrore scrisse diverse saghe legate a personaggi come, appunto, Rouletabille, che è il protagonista di questo spettacolo. Cronista anch’esso, ma dallo spiccato acume investigativo, Rouletabille è in grado di smascherare le trame operate da un personaggio perfido e geniale, una sorta di Moriarty, che in effetti è di pochi anni precedente, e di salvare l’angelica – non troppo – protagonista femminile.

La trama è assai complicata e la riduzione in soli quattro personaggi, reinventati e ridimensionati, ha il difetto di non chiarire fino in fondo tutti i dettagli necessari alla comprensione del “caso”. Ma questa caratteristica non appartiene unicamente all’adattamento, è in fondo parte stessa di questo genere di narrativa che gioca sulla confusione e sulla costruzione a scatole cinesi per avvincere il lettore e fidelizzarlo.

Un classico, insomma, della narrativa di genere (o di questo genere di narrativa, ça va sans dire) che prende vita grazie alla sapiente regia di Jacopo Bezzi. Incastrando i luoghi scenici uno nell’altro, lo spettatore è in grado di vivere tutta l’azione dall’interno della camera gialla: questa vicinanza e la limitata mobilità dei protagonisti dà la possibilità al regista e agli interpreti di sfoggiare tutto il repertorio di espressioni, sguardi e sottigliezze sceniche minute e impercettibili che andrebbero perdute in uno spazio più ampio, rimanendo così in stile anche nell’atteggiamento scenico: una sorta di studio sulla recitazione d’epoca.

Di conseguenza i quattro interpreti giocano ruoli differenti anche sul fronte interpretativo e ritmico: Massimo Roberto Beato e Sofia Chiappini hanno una recitazione lenta e misurata, a tratti riflessiva ed enigmatica, Melania Fiore incentra il suo personaggio sul nervosismo e sulla immediatezza del gesto e dell’espressione facciale fulminea e ambigua, mentre Pavel Zelinskiy vive di un ritmo rapido e di una giovanile baldanza.

L’inquietudine sottile che si percepisce in tutta l’azione è ingigantita dalle luci che bagnano la platea e dalla musica che assorda i presenti, come se l’ossessione del malvagio manipolatore sulla giovane cadesse anche sugli spettatori. In questo allestimento nulla è mancato delle atmosfere drammaturgiche, registiche e attoriali di un’epoca ormai scomparsa, ma che fa sempre piacere ricordare e rivedere in scena.

La linea “narrativa” della stagione 2018-19 dello Spazio 18/B non si esaurisce con questa produzione, bensì altri due allestimenti che si ispirano, più o meno da vicino, al mondo letterario saranno D’Annunzio Mondano dal 5 al 17 febbraio e Il deserto dei Tartari dal 19 al 31 marzo. Chi ha perduto questo Mistero della camera gialla non si lasci scappare gli altri due!


Il mistero della camera gialla

libero adattamento dal romanzo di Gaston Leroux

regia Jacopo Bezzi

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