Un grande affetto lega Trieste a Gabriele Del Grande, blogger e regista toscano.

Ne è la riprova il caloroso applauso che ha accolto la proiezione del suo “Io sto con la sposa” (2014) al Teatro Miela di Trieste mercoledì sera all’interno della rassegna S/Paesati.

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Fortress Europe

La proiezione è stata preceduta da una conferenza a cui hanno preso parte Milos Budin, direttore del Teatro Miela e Sergia Adamo, docente di Letterature comparate e Teoria della letteratura all’Università degli Studi di Trieste.

Sei anni di viaggi nel Mediterraneo lungo i confini dell’Europa. Alla ricerca delle storie che fanno la storia.

Nell’incontro, che ha preso il nome dal titolo del blog che Del Grande ha portato avanti dal 2006, sono stati evidenziati due macrocosmi sui quali è necessaria una riflessione.

In primo luogo la percezione “Europacentrica” legata proprio alla Fortress Europe: quell’Europa da salvaguardare ad ogni costo e verso cui i movimenti dall’Africa a un certo punto si sono fatti sempre più difficoltosi.
Perché? Basti pensare al fatto che, andando indietro nel tempo fino al 1988 non si hanno notizie di naufragi in mare.

Questo vuol dire che chi raggiungeva l’Europa dal continente africano lo faceva in piena libertà, tendenzialmente con un passaporto.

Ciò che avviene per ogni ragazzo o persona che voglia spostarsi attualmente in Francia, Germania o in qualsiasi altro paese della “Fortezza”  per un qualsivoglia motivo.

Il secondo spunto proviene dalla necessità di un cambio nella Narrazione della migrazioni: non più un noi/loro, non più un racconto che sia sviluppato in termini vittimistici o infantilizzati.

Nelle migrazioni, come da secoli a questa parte, sono mille le storie di chi si sposta, come mille sono le motivazioni che portano a spostarsi dal proprio paese.

Come nel caso della Libertà di movimento.

Io sto con la sposa

La libertà di movimento è un aspetto che colpisce all’interno del docufilm ideato da Del Grande, dal regista Antonio Augugliaro e da Khaled Soliman Al Nassiry, poeta siriano.

L’aspirazione di due genitori che vogliono raggiungere la Svezia per dare la possibilità ai loro figli di raggiungerli e da lì di poter viaggiare, come tutti i loro coetanei nel mondo.

Io sto con la sposa commuove perché è un viaggio nell’umanità.

Lungo l’itinerario fisico si viaggia tra i dolori, le speranze, il passato e il futuro di cinque persone arrivate dalla Siria che, grazie a un’idea folle di Del Grande e dei suoi amici e colleghi, un corteo nuziale, tentano di raggiungere la Svezia, meta di molti degli attuali migranti.

Perché: chi bloccherebbe una sposa per controllarne i documenti?

A piedi, in macchina e in treno i cinque siriani e il gruppo italiano (capitanato da Del Grande e dai colleghi passeranno da Ventimiglia a Bochum, da Copenaghen a Salmo alla ricerca di un nuovo percorso di vita.

Io sto con la sposa è un progetto finanziato dal basso (2617 sono state le persone a sostenerlo) ed è la “speranza di un finale di partita diverso”

Alla fine, prima dei titoli di coda una dedica ai figli dei registi

perché ricordino sempre che nella vita arriva il momento in cui scegliere da che parte stare

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