Un panorama al femminile, quattro quadri, quattro donne. Metafore, domande persistenti e ricerca. Un percorso teatrale diverso, di impatto, esperimento ben riuscito. Ci si entra dentro con calma necessaria, non essendo il solito classico.

Roberto Galano, ancora un volta protagonista dal 5 all’8 marzo al Doppio Teatro di Roma, è riuscito a far parlare di lui. La sua regia sembra guidare sempre verso una profondità da metabolizzare, con l’esigenza di fermarsi e mettere in ordine emozioni e riflessioni dopo aver assistito allo spettacolo.

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L’incognita, secondo testo scelto per la mini rassegna Teatro dei Limoni – La Nuova Drammaturgia a Roma, è scritto da Christian di Furia e D. Francesco Nikzad. Vede in scena Letizia Amoreo, Paola Capuano, Francesca De Sandoli e Maggie Salice, dirette dallo stesso Galano.

La performance, finalista al Premio Nazionale alla Drammaturgia Oltreparola 2014, è possibile definirla una pièce attiva e movimentata. Un enigma si nasconde assaporando un cioccolatino di cioccolata fondente prima dell’esibizione, il cui retrogusto è affascinante.  Quattro attrici, un camerino, quattro specchi. Olga, Linda, Elisabetta e Patrizia si confrontano le une con le altre e con loro stesse. Mescolandosi, alternandosi, rinfacciandosi, complimentandosi, insultandosi. Sono agitate per la loro rappresentazione, chiedendosi se hanno fatto la scelta giusta. Ci si legge la vita, interpretandola. Quel quadro delicato che essa ci offre. Un insieme di domande insistenti, dubbi, felicità, tristezza, solitudine, sensi di colpa, limiti e paure, diverbi, obiettivi, bugie e verità a confronto. Fuori e dentro il teatro, ognuno, con o senza maschere si perde in mille interrogativi per ritrovarsi a un punto, forse, non ben definito, ma raggiungibile in qualche modo.

Esiste un motivo per essere dove?

Le luci bianche intorno agli specchi si spengono a ogni monologo che le ragazze affrontano con dimestichezza, avvolte dal faro blue. Si ha paura di vedere. Ci si benda perché non si vuole vivere un finale, il finale. Lo si fugge. Con le ultime pagine dei libri gli aeroplani di carta si costruiscono per volare, con maestria. Voglia di scappare per proteggersi dal quelle insicurezze che nessuno richiede.  Il peso delle donne. Ci camminano ogni istante, ogni giorno. La loro forza, le loro reazioni, i loro sogni. Si rievocano favole, il Regno di Incognita della Regina Petronilla, ricordi di bambine, la filastrocca, la pioggia e l’esatto centimetro in cui essa non c’è più.

Un mondo riconducibile alla realtà. Dove, andando in altri luoghi, si immagina quello che si fa. L’immaginazione, un luogo sacro ove prendere posto, soffermandosi. Chissà dove si arriva. Surrealista è il punto di vista maschile, descrivendo al meglio la visione degli uomini. Come vedono le donne e ciò che ne pensano. Un calderone di timbri vocali e ben direzionati per quel poco spazio che offre il Teatro.

Letizia Amoreo, Paola Capuano, Francesca De Sandoli e Maggie Salice, assai concentrate, sono riuscite a sperimentarsi e donare molta energia. Forse meno rigidità sarebbe stata accettabile. L’emozione non gioca perfettamente, a volte.Viene da chiedersi se sia davvero tutto un mistero, come quando si assapora la cioccolata, scoprendone il sapore che, in bocca, pian piano si scioglie al palato.

Che il cioccolato sia una metafora come lo sarà, anche, il segreto della vita?

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