Pordenonelegge, edizione 2023. Angela Deganis e Roberta Zantedeschi a dialogare con Marianna Maiorino di “Lavoro: manuale d’uso”, venerdì presso il Convento di San Francesco. 
Maura Gancitano e Giovanni Leghissa con Luca Taddio de “Il linguaggio e le sue trasformazioni”, domenica presso l’Auditorium della Regione di Pordenone.

Di comunicazione e filosofia del lavoro

Ciò che stupisce di Pordenonelegge, edizione dopo edizione, è la combinazione, nel senso di affinità inaspettata, di interventi, argomenti, incontri. Non è stato difficile quindi trovare un fil rouge in due di questi, svoltisi durante il Festival tra venerdì e domenica.

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In uno si sono confrontate una Manager per caso (che dà il titolo al volume della Deganis) e un ex recruiter e formatrice, nell’altro due filosofi.

Se nel primo sono emerse pillole di filosofia aziendale e comunicazione efficace nel presentarsi e cercare lavoro (la Zantedeschi ha recentemente dato alle stampe Comunicare e scrivere per trovare lavoro).

Nel secondo ci si è confrontati sulla divulgazione della filosofia e di nuove modalità di farlo, ma anche di filosofia e psicanalisi, Leghissa è infatti autore de L’inconscio e il trascendentale.

Apparentemente lontani tra di loro, in un’ottica più ampia, negli interventi ciò che è emerso è la necessità di una nuove pratiche e di nuove filosofie del lavoro.

In uno dei suoi interventi di domenica la Gancitano ha sottolineato come l’impianto universale del lavoro sia un impianto che uniforma gli individui.

Dando l’idea che tutti debbano lavorare allo stesso modo con gli stessi ritmi e chi non riesca a farlo sia un inadeguato.

Ecco quindi il malessere sempre più emergente e manifesto di lavoratrici e lavoratori, nonchè il grande fenomeno del quiet quitting citato da Zantedeschi e Deganis.

Un ripensamento del lavoro infatti è protagonista dell’ultimo lavoro di Gancitano (con Andrea Colamedici, Tlon) appunto sul Ma chi me lo fa fare? Come il lavoro ci ha illuso: la fine dell’incantesimo.
La fine dell’incantesimo si combatte anche nello sperimentare nuovi modi di lavorare grazie alle risorse disponibili

Anche se, ricordava Leghissa, viviamo in imprese in cui ti viene detto cosa fare. 

Un neoliberalismo di facciata, che limita e cancella la libertà e l’iniziativa dell’individuo, con tutto ciò che comporta a livello culturale.

Occorre quindi

negoziare altri spazi di libertà 

Lavoro e comunicazione

Il lavoro, ambito in cui la comunicazione è il superpotere per costruire dialogo e quindi più nello specifico una relazione consapevole.

Non esiste lavoro senza relazione

afferma Zantedeschi. E aggiunge, senza conoscersi. O meglio senza avere un vocabolario per potersi comunicare all’altro.

Nella prospettiva di chi invece offre il lavoro, Deganis ha portato all’attenzione la filosofia giapponese dell’Ikigai applicato alla felicità professionale.

Che sta nel sapere cosa ci piace fare, che cosa siamo in grado di fare, per che cosa possiamo essere pagati e che tipo di valore possiamo apportare.

Ciò presupponendo una conoscenza dell’altro, entrando in una relazione rispettosa.

Emblematica in tal senso è una frase della Zantedeschi, che ben descrive un po’ tutto il dialogare sui temi in oggetto

 Le parole sono i vestiti che facciamo indossare ai nostri pensieri per entrare in relazione con l’altro

Parole da abitare.

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