Virginia Di Giorgio. A qualcuno potrebbe non dire niente questo nome. A chi bazzicasse in rete il nome potrebbe dire un po di più. Molto di più dice, a chi frequenta Instagram ed è appassionato o appassionata di arte, Virgola. Ma chi è Virgola e soprattutto, chi è Virgola per Virginia?  Lo ha chiesto alla stessa autrice, in un dialogo presso il Capitol di Pordenone, Valentina Berengo, che ha intervistato la Di Giorgio all’interno dell’edizione 2022 di Pordenonelegge (la 23esima edizione si è svolta a Pordenone dal 14 al 18 settembre 2022)

Racconta la Di Giorgio che Virgola, da quando è comparsa prima nella sua vita e poi in quella dei suoi followers attraverso i social, che Virgola non è un alter ego dell’autrice ma una parte di Virginia che lei non riesce a tirar fuori ma che emerge invece nel disegno.

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Personaggio abbozzato e senza sopracciglia né bocca, Virgola, pur mancando di espressività nella sua essenza risulta universale. Chiunque può riconoscersi in Virgola come in uno specchio di sè. E lo stesso vale per i personaggi che la circondano e che come lei compaiono e scompaiono così come sono arrivate, rifuggendo la Di Giorgio la quotidianità e il ‘lungo termine’ per Virgola al momento.

Non mancano però gli occhi,  che però non sono quelli di Virginia ma gli occhi a cui lei prova a dare un significato. È poi il lettore che completa un quadro osservando.

Due giorni fa mi è stato chiesto “qual è ingrediente principale del tuo lavoro?” E ho indicato la sala piena di gente. Siete voi. Lo avete sempre saputo che siete voi cose preziose

Virginia Di Giorgio, sul suo profilo social

Lettore, anzi lettori. Sono molte e molti infatti gli affezionati e affezionati a Virgola e a Virginia. Una community che può essere individuata come uno degli elementi chiave di quello che si può definire il successo dell’artista e del personaggio.

Una community che, continua la Di Giorgio, le trasmette la forza di fare tante altre cose attraverso uno scambio in primo luogo empatico e in seguito comunicativo.

Community che ha affollato anche la sala del Capitol venerdì 16 settembre , ritrovando sul palco la stessa persona che si racconta sui social (facendo sì che qualcuno si sia fermato anche quasi due ore al firmacopie, aspettando una dedica o un disegno), scoprendo maggiori dettagli sul processo creativo ma anche sulle collaborazioni intraprese.

Quando una collaborazione si basa su valori e desideri

Interessante quindi è infine il rapporto con Aboca, casa editrice che ha recentemente edito il suo Le parole più belle sono fiori. 40 sentimenti dell’alfabeto floreale.

Una scelta, quella di Aboca, nata dopo vari precedenti rifiuti ad altre realtà, perché la voglia era di collaborare con una realtà di cui sposare valori e desideri.

Valori come l’attenzione all’ambiente, alla diversità, allo scambio e alle relazioni e alla qualità, ad esempio per quanto riguarda la carta su cui è stampato il volume.

E a proposito del libro perché il fiore? Perché è un’architettura perfetta, dice la Di Giorgio, studiata sia di persona (se in stagione) che  tramite fotografie online.

Fiori come il ‘fiore di vetro’, che ispira e rispecchia, raccontando la fragilità ma anche la forza insita nelle fibre.

Ai fiori e ai loro colori si abbinano le emozioni, in modo che gli abbinamenti cromatici riflettano le sensazioni che l’autrice voleva lasciare al lettore o alla lettrice.

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