Il primo disco da solista di Sara Zaccarelli, in arte Nudha, coincide con il percorso autobiografico dell’artista, un cursus intimo, vivido, di un’emozione palpabile: merito anche dell’anima black-soul in cui affonda le sue radici, un genere di cui Nudha si è innamorata nel 2010 e che ha cambiato il corso della sua carriera musicale.

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Cosa ha significato per lei questo debutto, dove ha scelto di mettere la sua anima black – rebel, cosa pensa dell’arte, della vita, della dimensione femminile nella società odierna, ve lo sveliamo subito.

Primo disco, come ci si sente?

Nudha è un progetto che ha preso forma 4 anni fa in cui c’è praticamente tutto di me, dalla mia infanzia fino ai miei 25 anni, più nuda di così!

Difficile approdare ad una sintesi di un percorso di vita così denso…

Sono cambiata molto in questi 4 anni e sono felice che il disco sia uscito dopo la pandemia perché sono gli ultimi due anni che hanno generato in me una metamorfosi, in un periodo in cui ho riscoperto un contatto più intimo con me stessa. La voglia di riscatto, la positività, l’ottimismo sono gli elementi che oggi mi rappresentano di più, riferimenti che hanno arricchito un progetto nato per essere lanciato nel 2020 ma che ora mi somiglia decisamente di più!

Quali sono state le tue principali ispirazioni e cosa è venuto prima, il tuo nome d’arte o il nome del disco?

In Nudha c’è l’urgenza di raccontare la mia vita, un bisogno di esprimere il mio percorso autobiografico con le blues vibes con cui esploro il mio sentire, ciò che voglio trasmettere. Volevo dare allo spettatore la possibilità di leggermi, di entrare in empatia con me, mettendomi appunto a nudo, invitandolo a cercare ciò che ci accomuna.

In Nudha la “h”, consonante muta nell’alfabeto italiano, è simbolo di ciò che c’è ma non si vede. Come dire… lascio intravedere molto di me… ma non tutto.

Verissimo, ciò che ha comunicato a me è la volontà di introdurre un enigma che spinge a voler scoprire quella nudità inaccessibile… La figura della donna e le sue sfaccettature introspettive e sociali sembrano essere un po’ il fil rouge dei tuoi brani, sono curiosissima di conoscere il tuo punto di vista sull’argomento.

Proprio così. Riassumerei questo disco così: i vari ruoli della donna all’interno della società, le battaglie che dobbiamo combattere oggi per liberarci di cose che ci portiamo dietro da secoli, nate in un’epoca che nemmeno ci appartiene. Nei miei brani cerco di esprimere il sentimento della donna all’interno delle relazioni, che siano sociali, amorose, familiari o con se stessa.

Parli delle pressioni di ruolo, che sembrano continuare ad essere castranti per la femminilità oggi come ieri?

Credo che l’auto sabotaggio sia una delle conseguenze di tali pressioni, molto diffuso nell’era attuale soprattutto tra le donne, che si sentono spesso inadatte a rispecchiare quegli standard estremamente elevati a cui aspirano.

Anche io ne ho sentito la pressione ed in questo senso Nudha è Sara 2.0, quella Sara che sul palco è autentica, è se stessa a prescindere da ciò che gli altri si aspettano da lei.

Il messaggio che ho voluto dare è che puoi fare della tua vita ciò che vuoi, qualsiasi cosa accada, anche la più brutta deve essere vista come un’opportunità, quella di arrivare alla parte più autentica e felice di te stessa.

Più nuda… Black non è solo una cultura musicale e ho sempre pensato che non ci si debba per forza nascere per sentirsi black, che si possa avere un’anima black a prescindere dal colore della pelle, che essere black abbia a che fare con un certo standing up, avere la capacità di alzarsi e lottare, ricorrere anche alla rabbia quando c’è bisogno di rivendicare per sé e per la comunità in cui viviamo. Come definiresti la tua parte black, Nudha?

Forse è la fierezza il mio essere black, il saper uscire fortificata e fiera anche dalle situazioni più difficili, ma è anche la forza motrice di saper combattere contro un’ingiustizia, anche se non riguarda direttamente me. Empatia e fierezza, due caratteristiche che ritengo molto femminili. Sono molto fiera di essere una donna ma non è sempre stato così, ho lavorato molto su me stessa e mi sento di dire che dobbiamo combattere per ogni forma di diseguaglianza, come quella di genere. Ci sono molti uomini che sono dalla nostra parte e che ci accompagnano in questa lotta riconoscendo quanto sia anche la loro.

Certo, è una lotta sociale. Quali sono i tuoi progetti dopo Nudha?

Ho scritto tanto, tanti pezzi che potrebbero già comporre un nuovo disco. Mi piacerebbe l’anno prossimo uscire con un album che sia una specie di continuazione di ciò che ho cominciato con Nudha, anche se su un genere differente, magari avvicinandomi di più al pop.

Quello che mi piacerebbe fare è trasportare i 3 elementi della mia musica, rock, pop, soul in diversi progetti, ogni volta enfatizzandone uno diverso.

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