Un Festival cinematografico, oltre ad aprire a nuove visioni sul mondo o su fatti storici, può aiutare ad allargare gli orizzonti di pensiero, attraverso l’approfondimento di casi e personalità contemporanei tramite le pellicole. Julian Assange è il protagonista di “Hacking Justice”. Il film è stato proiettato nel pomeriggio di ieri al Teatro Miela in occasione del Festival del Cinema Ibero-Latino Americano che si svolge in questi giorni a Trieste.

Salon España, sezione di recente creazione del Festival , si concentra su tre filoni tematici nella cinematografia di quel territorio.

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Il primo è la ferita, ancora non del tutto rimarginata, legata al Franchismo. La seconda riguarda l’immigrazione, mentre il terzo si concentra sui diritti umani. Uno dei diritti è la libertà di stampa, ed è in questo filone della sezione che si inserisce la pellicola su Assange, Hacking Justice, a cura di Clara López Rubio e Juan Pancorbo.

I nostri film devono avere solo una caratteristica: non essere banali. Non vogliamo metterci maglie addosso ma fare un’operazione culturale.

Ecco perche la scelta di questo film, mai proiettato in Italia.

Rodrigo Diaz, Direttore del Festival del Cinema Ibero- Latino Americano

Una vicenda controversa

Vicenda, quella di Assange, che può risultare controversa. E la pellicola, che ripercorre attraverso interviste ad Assange e alla sua squadra di legali la storia della sua carriera prima e della detenzione poi, apre a molteplici quesiti.

Criminale e cyberterrorista o pioniere del giornalismo d’inchiesta? Capro espiatorio perché ha avuto il coraggio di svelare una pratica che si è rivelata poi illegale?

Un giornalista australiano, il quale non ha mai vissuto e lavorato negli Stati Uniti, è in Europa e viene chiamato a rispondere a una legge statunitense. Può succedere a chiunque in un futuro. Perché?

Germana Leone. autrice di “Julian Assange, Niente è come sembra!”

Ma torniamo un passo indietro. Australiano, all’apice della sua carriera e della sua direzione di Wikileaks, nel 2010 Assange pubblica documenti segreti del Pentagono relativi a crimini di guerra in Afghanistan e Iraq.

Accusato in Svezia per violenza sessuale (caso poi chiuso con un nulla di fatto), A. è stato poi accusato negli Usa di violazione dell’Espionage Act per la pubblicazione di documenti riservati sui media.

Dopo 7 anni da rifugiato politico all’Ambasciata ecuadoreña a Londra, in restrizione della libertà personale e con evidenti ripercussioni fisiche e psicologiche in peggioramento.

Con l’elezione del nuovo Presidente ecuadoreño Moreno, l’asilo viene revocato: non appena revocato il diritto di asilo, Assange viene arrestato ed è tuttora detenuto nel carcere londinese di massima sicurezza di Belmarsh.

Carcere dove rischia di ricevere l’estradizione negli Stati Uniti e una condanna a 175 anni.

Il problema non è solo la figura di Assange o il “bavaglio alla stampa” ma che non si persegue chi ha commesso il crimine ma chi denuncia il crimine commesso

Germana Leone, che ha presentato il suo nuovo libro su Assange alla fine della proiezione

La storia di Assange apre anche a una riflessione più ampia sulla libertà di stampa, di informazione, sulla censura e sulla controinformazione. 

Se niente è come sembra… quanto è labile il confine tra la libertà, il voler ricercare altro oltre ai media “mainstream” e controinformazione e disinformazione?

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