di Vincenzo Rotondo

 

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Cari lettori de La Nouvelle Vague, abbiamo avuto il piacere di intervistare Federico Zanandrea, il giovanissimo direttore artistico del Teatro Delfino di Milano, oltre che attore e regista.

Andrea sei molto giovane, sei dell’83, ma già a 8 anni hai avuto la possibilità di lavorare con il Maestro Strehler. Come è stata l’ esperienza e cosa ti ha lasciato?

La ricordo ancora oggi come l’esperienza professionale più bella che abbia fatto. Il Maestro, è banale dirlo, era una persona enorme, speciale che aveva una sacralità nei confronti di questo lavoro, un rispetto, una metodicità unica. Ricordo che un giorno venne da me e dall’altra bambina/attrice (Paola Passarello) ci diede una bambola in mano e si mise a guardarci giocare per un’ ora e mezza. E’ stato un genio assoluto e inarrivabile e credo che al mondo teatrale mancherà sempre.

Hai tenuto la tua prima regia a 18 anni, come ti sei trovato da attore a gestire degli attori? Cosa ti ha affascinato della regia?

Ho fatto il mio debutto con lo spettacolo “Dodici uomini arrabbiati” presso il Teatro Franco Parenti di Milano. Ricordo anche quella come un’ avventura straordinaria, devo ringraziare Vittorio Apicella (mio amico e socio da ormai dodici anni) che mi aveva affidato la regia e che aveva scommesso su di me. Era un testo bellissimo e difficilissimo, tredici attori sul palco e tutti più anziani di me…. Credo che all’inizio, per via della mia età, non mi avesse preso sul serio nessuno; credo (e spero) al contempo che dopo le prime prove abbiano cambiato idea.

Hai avuto la possibilità di lavorare con molti artisti tra i quali Raimondo Vianello, chi tra i “grandi” nomi dello spettacolo è riuscito a insegnarti o comunque lasciarti qualcosa di più?

Devo dire che sono stato abbastanza fortunato! Quasi tutti mi hanno lasciato qualcosa e da tutti ho imparato (nel bene e nel male). Sono molto legato e riconoscente ai fratelli Vanzina ai quali devo il mio debutto cinematografico e grazie ai quali ho avuto la possibilità di recitare con Daryll Hannah (Una sirena a Manathann, Kill Bill, Blade Runner), e per quanto riguarda Raimondo Vianello ricordo la sua grande professionalità ed eleganza.

Nel 2012 ti è stata assegnata la direzione artistica del Teatro Delfino. Com’è l’ esperienza e quali sono i pro e i contro nel gestire la programmazione artistica di un intero teatro.

Fare la direzione artistica di un teatro è decisamente complesso. Oggi lo è ancora di più.  La crisi economica incide sulle possibilità dei teatri di fare o non fare determinate produzioni o di ricevere determinate ospitalità e anche in fase di tournée a limitare il giro a seconda del cachet della compagnia. Al contempo, per essere positivi, è stimolante perché ti costringe a doverti ingegnare ancora di più. I contro sono tantissimi: tantissime responsabilità, molte discussioni, un’ infinità di imprevisti, parecchie invidie oltre al fatto che non hai più orari e lavori REALMENTE ventiquattro ore al giorno. I pro sono che questo è un lavoro magico, che senti che stai costruendo qualcosa di importante, che a volte regali delle possibilità alle persone, riesci ad emozionarle e a renderle felici e tutto questo, sembra difficile crederlo, ma ti ripaga degli sforzi e della fatica. Diciamo che è un lavoro che ti rende molto vivo…. o che ti invecchia di dieci anni in uno!

 Nel Dicembre 2012 è stato assegnato al teatro Delfino l’Ambrogino d’ Oro. Emozioni e aneddoti a riguardo?

Grandissima emozione. Ero con Gilberto Airaghi, lo storico gestore del Teatro Delfino e per due milanesi come noi questo è un premio  straordinariamente importante. Ricordo che fu un momento davvero speciale. Una bellissima giornata! Ricordo il bellissimo discorso del sindaco Giuliano Pisapia che mi aveva commosso e ricordo  di aver anche pensato: ma se oltre all’Ambrogino ci dessero qualche fondo…… Ci stiamo ancora “accontentando” dell’Ambrogino

La nuova stagione del teatro Delfino è molto ricca e apre ufficialmente con lo spettacolo “Gaber e Jannacci: la musica delle parole” che ti vede in scena insieme a Luca Sandri. Come nasce l’ idea dello spettacolo? E cosa si prova quando a Milano si parla di Gaber e Jannacci?

Lo spettacolo è il figlio di uno spettacolo che io e Luca abbiamo proposto lo scorso anno: “Signor G. prima e dopo”. Lo spettacolo andò benissimo e ottenne un grande successo di pubblico. Così quest’anno abbiamo pensato di arricchirlo includendo anche Jannacci. Non è un omaggio ma un percorso tra i tantissimi autori (Luporini, Simonetta, Fo, Fortini, Conte e tanti altri) che hanno segnato la vita professionale di questi due grandissimi artisti. Partiamo proprio dai pezzi che loro hanno fatto insieme all’epoca dei” Due Corsari” fino ad arrivare agli ultimi  e più recenti brani. Inoltre Luca canta due inediti scritti da Giorgio Gaber appositamente per lui. Per quanto riguarda l’emozione di fare uno spettacolo su Gaber a Milano, beh che dire, è tantissima; Gaber è stato un personaggio importantissimo, non solo per Milano ma anche per l’Italia. E’ uno di quei personaggi che oggi manca molto per il suo modo elegante, ironico, tagliente e concreto di raccontare l’Italia, il mondo, la vita. Sfortunatamente non ho mai avuto la possibilità di incontrarlo, ma mi fa piacere condividere questo spettacolo con Luca Sandri che ha vissuto, ha respirato quell’aria e che ha avuto per tantissimo tempo modo di confrontarsi con lui e con tutti gli autori che noi interpretiamo nello spettacolo.

La stagione del teatro Delfino vede in scena vari generi di spettacoli, da “Frankestein” da te diretto a “Obubblebesity” fino a “Ailoviu” e “La ricetta della Felicità”. Parlaci di questa nuova stagione… che aspettative hai?

Io spero che in linea con la scorsa stagione, il pubblico si affezioni sempre di più alle nostre proposte e che continui a frequentarci. Trovo che il cartellone di quest’anno sia molto ricco, molto vario ma soprattutto estremamente valido. Ho scelto diverse prime nazionali come “Obubblebesity” e “La voce delle donne” ma anche delle riprese come “Frankenstein” che l’anno scorso ci ha dato tante soddisfazioni.  “Ailoviu” che è un musical stupendo già rappresentato al Franco Parenti e al Teatro Libero e “La ricetta della felicità” spettacolo per bambini che l’anno scorso ha ottenuto un grandissimo successo. Sono certo che il pubblico rimarrà molto soddisfatto e anche molto stupito dalle migliorie tecniche e strutturali del teatro (è stato completamente ristrutturato).

Un augurio o un pensiero per la stagione teatrale che deve iniziare?

Mi auguro che il pubblico, gli addetti ai lavori e la stampa comprendano sempre di più quella visione che io, i miei collaboratori, gli artisti che lavorano con me abbiamo, che capiscano l’entusiasmo che ci spinge, la professionalità che ci accompagna e il nostro sogno.

Grazie mille Federico e un enorme in bocca al lupo per la stagione che sta per iniziare da parte di tutta la redazione de La Nouvelle Vague!

Ci vediamo a teatro….

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