Louis Henry e il balletto a Napoli in età napoleonica di Annamaria Corea

Un saggio particolarmente importante, ed interessante, per chi studia la storia della danza, per chi fa ricerca in campo coreutico, e per chi vuole allargare il proprio ventaglio di conoscenze.

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Il testo ruota attorno alla figura del ballerino, coreografo e maître de ballet francese Louis Henry, nato Louis Stanislas Xavier Henri Bonnachon a Versailles nel 1748 e scomparso a Napoli nel 1836. La sua intensa attività ha spaziato con una tale varietà di titoli e di stili ballettistici, passando dall’estetica tipica del Settecento a quella romantica.

La sua lungimiranza lo ha portato a coniare inedite espressioni per catalogare l’arte del balletto, lasciandosi ispirare dai mutamenti socio-culturali e dalle preferenze che via via mutavano. Allievo di Jean-François Coulon, Henry debuttò all’Opéra di Parigi nel 1803, trovandosi in rivalità con Louis Duport e Auguste Vestris. Lasciò l’Opéra due anni dopo e divenne maestro di ballo al Théâtre de la Porte-Saint-Martin, dove ottenne i primi successi.

Giunto in Italia lavorò con Salvatore Viganò e trovò la consacrazione a Milano e a Napoli, oltre che a Vienna tra il 1810 e il 1832. Tornando regolarmente al Théâtre de la Porte Saint-Martin, mise in scena balletti come “Hamlet et Samson” (1816) e “Le Sacrifice Indien” (1822). 

È autore di oltre centoventi balletti che mescolano stili francesi e italiani, tra cui “L’Amour à Cythère”, “Les Sauvages de la Floride”, “Les Deux Petits Savoyards”, “Otello, ossia il Moro di Venezia”, “Guillaume Tell”, “Venus und Adonis”, “Le Château infernal”, “Le Mariage rompu”, “Rinaldo e Armida” (alla Scala di Milano), “Chao-Kang”, “L’Orfano” (entrambi al San Carlo di Napoli), “Le Jugement de Pâris”, “Le Sacrifice indien”, “Agnès et Fitz”, “La fortune vient en dormant”, “Dia Amazonen”, “Dircea”, “La Silfida” (entrambi alla Scala), “Les Ondines”, “Guillaume Tell”, “L’Île des pirates”, “Le tre sultane”, (Teatro San Carlo di Napoli).

L’arrivo dei francesi a Napoli nel 1806 avviò un intenso processo di francesizzazione dei teatri reali, il Teatro di San Carlo e il Teatro del Fondo. Per il balletto, così come per altri ambiti artistici, si trattò di un ulteriore, sostanziale, avvicinamento della cultura italiana al gusto francese, che coinvolse tutti gli aspetti della danza, dalla didattica alla coreografia.

In tale contesto, si distingue la figura di Louis Henry che giunse a Napoli portando con sé una significativa esperienza di “danseur noble” e di coreografo. Persona colta e intraprendente, Henry tentò in questo primo periodo napoletano varie formule di balletto, mostrando versatilità e lungimiranza nella scelta dei soggetti e nell’esplorazione di nuovi ambiti tematici e stilistici.

Nel presente volume (collana “Chorégraphie. Ricerche sulla danza”, Libreria Musicale Italiana, pagine 238 con illustrazioni), l’Autrice traccia un percorso dell’attività dell’artista dagli esordi parigini alle creazioni del decennio francese, avvalendosi di una molteplicità di fonti in larga parte inedite e di rimandi alla produzione ballettistica coeva e al contesto storico-culturale.

L’autrice

L’autrice, Annamaria Corea, ha conseguito il Dottorato di ricerca in Discipline dello spettacolo alla Sapienza Università di Roma, dove è stata assegnista di ricerca ed è attualmente docente a contratto di Drammaturgia del balletto narrativo. Ha pubblicato la monografia “Raccontar danzando. Forme del balletto inglese nel Novecento” (2017) e diversi saggi sulla danza a Roma negli anni del secondo Dopoguerra, nonché sul ballo pantomimo fra Sette e Ottocento, con particolare riguardo ai soggetti shakespeariani e alla presenza delle donne in ambito coreografico.

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