“Quanto vale l’opinione degli altri?” “Non seguite il mio esempio”. Sono solo due delle domande e riflessioni portate a casa dopo l’incontro con Penelope presso Eataly Trieste.

Si, quella Penelope (avete presente Ulisse?). No, non sono impazzita. Sono solo reduce dall’inaugurazione di ieri sera, una e trina, della ventiduesima edizione di Pordenonelegge, svoltasi rispettivamente: al Teatro Verdi di Pordenone, nella sala fronte mare di Eataly Trieste e la Terrazza Mare di Lignano Sabbiadoro.

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Al centro dei momenti inaugurali, che hanno preso vita in contemporanea, il mondo dei classici, declinati attraverso l’incontro con vari personaggi.

Uno sguardo inedito

Liberamente ispirato al Canto di Penelope di Margaret Atwood (autrice anche de Il silenzio dell’Ancella), con Penelope, cui dà corpo e voce ai pensieri l’attrice Teresa Saponangelo (reduce dalla vittoria del Leone d’argento di È stata la mano di dio, film di Sorrentino di cui è protagonista), guardiamo alla sua storia e alla storia di Odisseo entrando nei pensieri di una dei protagonisti: Penelope stessa.

Penelope che, come affermato nell’intervista a cavallo tra passato e presente con una curatrice di Pordenonelegge, Valentina Gasparet, spesso viene dimenticata con il ritorno a Itaca di Odisseo.

Ma una voce che andrebbe ascoltata per riflettere.

Con Penelope, entriamo quindi con un punto di vista inedito rispetto al solito, in una storia di cui si è molto raccontato.

Dal mare, dal tempo

Dal tempo: presente, passato, con nel mezzo Dante e il racconto che Alighieri stesso tratteggia di Odisseo nelle sue opere.

Dal mare: dal mare che fa da cornice alle riflessioni, all’intervista e all’invettiva di Penelope.

Mare da cui proviene Penelope, figlia di una ninfa del re; mare in cui rischia di finire annegata dal padre.

Da lì, e dall’infanzia, partono una serie di riflessioni, fino al matrimonio voluto più per accordi tra famiglie che per un interesse vero di Penelope nei confronti del futuro marito.

Un futuro marito decantato dalla tradizione per l’audacia e l’eroicità, fattori che spesso oscurano la reale tendenza all’inganno e alla fuga, evidenziate invece da Penelope.

Penelope, moglie fedele di ‘un uomo che la fa ridere’, intelligente e che solo una volta “senzaossa”(come definita dalla Atwood) scopre tutte le parole su di lei che hanno riempito gli otri che ognuno di noi porterà nell’Ade.

Una visione femminista? Una visione di parte? Una visione edulcorata?

Può darsi, ma non per questo non credibile.

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