S’oma zmina (Settimo turno), è uno dei lavori che si inserisce nella sezione Wild Roses, che la 34a edizione del Trieste Film festival ha scelto di dedicare alle registe ucraine.

Natalija Il’čuk, ispirandosi ad un racconto di Mari-Dari . La giovane regista di Leopoli, propone nel suo lavoro, senza dialoghi, una ricerca di se stessi e lo fa attraverso una donna che, vagando nella notte dopo aver svolto quattro lavori, passeggiando si affida alla segnaletica stradale di una città deserta.

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Settimo turno è un lavoro non contrassegnato da violenza esterna o legata al conflitto. Un viaggio introspettivo, girato in 16mm a luce (buio) naturali.

Un racconto sperimentale girato su un unico soggetto, una donna, e la sua giornata tipo. Una donna che si fa automa e ci mostra i suoi giorni tutti uguali con lo sguardo vitreo che in più di un’occasione lascia intendere che stia accarezzando l’idea del gesto estremo.

Un cortometraggio di 15 minuti (percepiti 30), dove neanche un sussurro o un fiato servono a sollevare lo spettatore da quell’angoscia da uomo-macchina. Se l’intento della regista era questo allora possiamo dire che abbia colpito nel segno.

S’oma zmina (Settimo turno)

Sceneggiatura tratta da un racconto di Mari-Dari / based on a short story by MariDari. Fotografia / Photography: Dimitar Kutmanov. Montaggio / Editing: Natalija Il’čuk. Musica / Music: Roman Blichars’kyj. Suono / Sound: Yannick Delmaire. Scenografia / Art Director: Natalija Reznikova. Interpreti / Cast: Lilija Batenko. Produzione / Produced by: Natalija Il’čuk, Chrystyna Savčuk.

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