Il teatro che svela la propria messinscena approdato a Roma al Sala Umberto: Familie Flöz, la compagnia berlinese dalle recensioni stellate che si rincorrono dagli USA all’Europa, un coro plaudente univoco della critica che non può che registrare l’entusiasmo del pubblico in sala.

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Anche Roma è stata conquistata dalla poesia eccezionalmente comica e straordinariamente umana di questa compagnia che nel suo spettacolo, dal nome Teatro Delusio, mette in scena il backstage di un teatro, animandolo di figure che portano alla ribalta la polvere dei sipari, illuminando il cono d’ombra del palcoscenico.

E’ impressionante come Andres Angulo, Johannes Stubenvoll, Thomas van Ouwerkerk, i tre attori che compongono la compagnia riescano a dare colore e forme ad una materia umana vivente che palpita dietro le quinte, ogni volta che sediamo sulle storiche poltroncine in velluto, ma a cui abbiamo sempre pensato come un trepidante mondo che acquista significato solo nello spettacolo.

Teatro Delusio, invece, svela che il backstage può porsi come la verità che si cela dietro l’inganno del palcoscenico o meglio la veracità, di chi lo calca come trampolino di lancio in veste di attore e di chi, come tecnici e personale di pulizia, vi si trova, suo malgrado, a sognare un palcoscenico tanto vicino quanto invalicabile.

I tre attori riescono a impersonare, con lo stratagemma delle maschere grottesche e deformi che indossano, una quantità esauriente di tipi teatrali: dalla prima ballerina, al soprano, al regista, al ballerino superstar. D’altra parte, basta un cambio di maschera a mettersi nei panni del tecnico elettricista dalle mirabolanti qualità atletiche che, nel backstage, sfodera sotto lo sguardo sornione della ragazza addetta alle pulizie, il suo repertorio patchwork di situazioni che vanno dal melodramma operistico alla commedia alla pura mimesi del corpo.

E’ incredibile come le maschere che indossano, rappresentando una versione iperbolica del teatro, nella loro fissità, acquisiscano un’espressività nuova che sa far ridere dei lenti e improbabili tempi del palcoscenico e, a volte, emozionare per l’impotenza di tecnici, elettricisti, guardiani e factotum, utili a tutto ma invisibili a tutti.

Maschere che sembrano uscite da un sogno distopico di Dalì arrivano così ad esprimere la disillusione del capo backstage sempre a un tocco dalla divismo che si dissolve impalpabile ad ogni apparizione e sparizione dell’actor system; l’ambizione scoppiettante dell’elettricista che vuole passare alla ribalta ma si schianta sulla dura e polverosa impalcatura del backstage; l’ingenuo aiutante travolto per un giorno in un improbabile Lago dei Cigni tra cassapanche e impalcature, che trascina il pubblico in risate senza fine.

Teatro Delusio è portentoso e discreto, comico e magico, poetico nello squarcio d’anima che restituisce al teatro: una visione ontologica di questa appariscente arte da palcoscenico che solo grazie al lavoro geniale dei Famile Flöz possiamo conoscere.

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