a cura di Patrizia Veroli e Gianfranco Vinay

Nel 2013, a cento anni dal debutto del Sacre du printemps (29 maggio 1913), il balletto che più di ogni altro ha segnato la cultura coreografica del Novecento, la prestigiosa Fondazione dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia (con il contributo del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, pubblicato nella collana “L’arte armonica.

Serie V”, 298 pagine riccamente illustrate) ha dato alle stampe il pregiato volume, dedicato all’avventura artistica dei “Ballets Russes”, la compagnia di danza fondata e diretta da Serge Diaghilev a Parigi nel 1909 e attiva fino alla sua morte nel 1929.

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Impostato sul rapporto tra danza e musica, il volume, curato con eleganza e dovizia di particolari storici da Patrizia Veroli e Gianfranco Vinay, ospita i contributi di alcuni dei maggiori esperti della materia (tra cui il francese Jean-Michel Nectoux, gli statunitensi Stephen Press e Tim Scholl, il portoghese José Sasportes e l’inglese Stephanie Jordan), oltre a due testi scritti da Diaghilev negli ultimi anni della sua vita. In copertina viene riportato un affascinante particolare di un costume per la “Khovantchina” di Musorgskij, su figurino di F. Fedorovskij del 1913 (per gentile concessione del Centre National du Costume de Scène/collection Opéra de Paris, foto di Pascal François).

La pubblicazione include una cronologia generale dei balletti e delle opere legate all’attività dei “Ballets Russes” dal 1909 al 1929, una cronologia dettagliata delle tournée svolte dalla compagnia in Italia (1911, 1917, 1920, 1921, 1926-27), un inserto iconografico sui “Ballets Russes in Italia”, un testo sui tre ballerini italiani che fecero parte della compagnia, e per concludere alcuni testi nelle versioni originali (francese e inglese).

La sede dei “Balletti Russi” dapprima fu stabilita a Parigi, in seguito fu spostata a Monte Carlo, nel Principato di Monaco. L’organico della compagnia comprendeva i migliori ballerini provenienti dai due teatri più importanti: il Bolshoi di Mosca e il Mariinskij di San Pietroburgo.

L’intento iniziale di Djagilev fu quello di esportare il tecnicismo e l’arte russa nell’Europa occidentale, ma fin da subito la genialità dell’artista, unitamente a quella degli artisti italiani, francesi e spagnoli, portò alla creazione di un gruppo formato dai più importanti artisti dell’epoca, tra cui si ricordano gli iconici Nijinsky, Debussy e Picasso.

La grandiosa vitalità dei “Balletti Russi” si fece strada attraverso i due decenni successivi, tanto che divenne la più influente compagnia di balletto del XX secolo. In principio le coreografie furono tutte di Michel Fokine che si dimise quando Nijinsky coreografò “Il pomeriggio di un fauno” per tornare poi quando Nijinsky venne licenziato in seguito al matrimonio con la danzatrice ungherese Romola de Pulsky. In seguito le coreografie furono affidate a Léonide Massine, poi a Bronislava Nižinskaja (la sorella di Vaclav) e George Balanchine (l’ultimo coreografo della compagnia). La direzione artistica dei “Balletti Russi” fu curata da Léon Bakst: insieme svilupparono una forma di balletto innovativa, in cui tutte le arti concorrevano insieme alla riuscita espressiva.

Il richiamo esotico delle loro messe in scena influenzò alcuni artisti e in particolare lo stile “Art Déco”. Djaghilev mirava così da un lato a riproporre i balletti della tradizione classica e dall’altro a crearne di nuovi, al passo con i tempi, lavorando con i migliori artisti in ogni campo, supportato da un ineguagliabile giudizio estetico.

Tra i grandi ballerini e coreografi al servizio dei “Balletti Russi” vanno ricordati Anna Pavlovna, Mathilde Kschessinska, Michel Fokine, Tamara Karsavina, Vaslav Nijinsky, Léonide Massine, Ida Rubinstein, Alicia Markova, Lydia Lopokova, Ruth Page, George Balanchine e Serge Lifar.

Tra i pittori più importanti i quali crearono scene e costumi per la compagnia si ricordano Léon Bakst, Alexandre Benois, Georges Braque, Pablo Picasso, Ivan Bilibin, Pavel Tchelitchev, Natal’ja Sergeevna Gončarova, Michael Larionov, André Derain, Henri Matisse, Giorgio De Chirico e Maurice Utrillo.

Tra i compositori, personaggi del calibro di Claude Debussy, Darius Milhaud, Francis Poulenc, Sergej Prokofiev, Maurice Ravel, Erik Satie, Ottorino Respighi, Richard Strauss e Igor’ Fëdorovič Stravinskij.

In seguito alla morte di Djagilev la compagnia fu reclamata dai creditori e i ballerini rimasero senza lavoro. Negli anni seguenti però, la compagnia, solo di nome, fu riportata in vita da René Blum e Wassily de Basil come “Balletti Russi di Monte Carlo e come gli “Originali Balletti Russi”.

Il presente libro affronta molteplici aspetti del periodo legato ai “Balletti Russi” dal mito alla prova del moderno, da un ritratto di Serge Diaghilev alla riscrittura della storia, l’eredità inesauribile della Compagnia ad un corposo apparato iconografico fino ai preziosi documenti formati da due scritti di Serge Diaghilev, la cronistoria della compagnia, la bibliografia, la filmografia, l’indice dei balletti e delle opere, i profili biografici degli autori.

Inoltre in formato digitale sono segnalati e reperibili altri testi dedicati al mito dei Ballets Russes.

La curatrice

La curatrice, Patrizia Veroli, è una storica della danza che vive e lavora a Roma.

È autrice di vari volumi, tra cui “Aurel Milloss. Un maestro della coreografia tra espressionismo e classicità” (Lucca, 1996), “Baccanti e dive dell’aria.

Donne danza e società in Italia 1900-1945” (Edimond 2001), “Il Balletto romantico. Tesori della collezione Sowell” (con D. e M. Sowell, e F. Falcone (L’Epos 2007) e Loie Fuller (L’Epos, 2009). Tra i libri da lei curati, “Les Archives Internationales de la Danse 1931-1952” (con Inge Baxmann e Claire Rousier, Centre National de la Danse, 2006), “Omaggio a Djagilev. I Ballets Russes (1909-1929) cento anni dopo” (Vereja, con Daniela Rizzi).

Ha curato inoltre l’edizione italiana di “Isadora Duncan, L’arte della danza”, e “Mark Franko, Danza come testo. Ideologia del corpo barocco” (rispettivamente L’Epos 2007 e 2009). Ha curato varie mostre, tra cui “Clotilde e Alexandre Sakharoff. Un mito della danza” (Bora 1990).

Ha sovrinteso alla sezione fotografica della grande mostra su Milloss organizzata a San Paolo del Brasile nel 1998, Fantasia Brasileira, curata da Glaucia Amaral.

Ha curato con Lynn Garafola la mostra “Five Hundred Years of Italian Dance”, prodotta dalla New York Public Library nel 2006 e la mostra “Walter Toscanini e la danza italiana” (2012, con F. Falcone, medaglia del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano).

Ha scritto vari saggi su riviste e volumi monografici italiani e stranieri. È stata più volte docente a contratto presso la facoltà di Italianistica e Spettacolo della Università di Roma Sapienza.

Ha presieduto l’Associazione Italiana Ricerca sulla Danza (2010-2013).

Il curatore

Il curatore, Gianfranco Vinay, è “Maître de conférences” al dipartimento di musica dell’Università di Paris 8. Già professore di Storia della Musica al Conservatorio “Giuseppe Verdi” di Torino, dopo il trasferimento a Parigi nel 1994 ha partecipato alla formazione dottorale “Musique et Musicologie du XXème siècle” Ircam/CNRS fino al 1998.

Ha pubblicato numerosi studi di carattere storico, analitico ed ermeneutico sulla musica del XX secolo, fra i quali “Il Novecento nell’Europa orientale e negli Stati Uniti” (EDT, 1978 e 1991), “Stravinsky neoclassico. L’invenzione della memoria nel ‘900 musicale” (Marsilio, 1987), “Charles Ives et l’utopie sonore américaine” (Michel de Maule, 2001) e “Quaderno di Strada de Salvatore Sciarrino” (Michel de Maule, 2007) e “Immagini gesti parole silenzi” una monografia sulla drammaturgia delle opere vocali e teatrali dello stesso compositore (Ricordi/Santa Cecilia, 2010).

Parallelamente all’attività concertistica e didattica, l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, svolge un’ampia attività di divulgazione della cultura musicale e di conservazione e valorizzazione del ricchissimo patrimonio, riflesso della sua storia plurisecolare.

L’Accademia organizza mostre, lezioni-concerto, conferenze, seminari e convegni, partecipa a progetti internazionali e pubblica libri – comprese due collane per i ragazzi – CD, DVD e prodotti multimediali, che mirano sia a diffondere la cultura musicale presso il più vasto pubblico, sia ad approfondire le ricerche scientifiche condotte in ambito musicale e musicologico e in particolare sul patrimonio che custodisce.

Il patrimonio storico, che è conservato negli Archivi, nella Bibliomediateca e nel Museo degli strumenti musicali, è accessibile direttamente e gratuitamente in sede e gran parte di esso è anche consultabile e visibile online attraverso i due portali dedicati.

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