MEMORIE DI UN COREOGRAFO di Michel Fokine

Traduzione e cura di Viviana Carpifave

Un testo irrinunciabile per chi ama il balletto, per chi studia danza, per chi ne ha fatto una professione, ma anche per chi è appassionato del genere biografico. La narrazione della vita in prima persona, in questo caso di uno tra i più illustri coreografi della Storia, va conosciuta perché è già stessa un’opera, che permette di ripercorre le sue vicende artistiche, estetiche, intime, spirituali e intellettuali, oltre a collegarsi con un periodo ricco di avvenimenti che in essa si sono susseguiti, di elementi creativi, di teorie, di mode, di vicende socio-culturali, e di un mondo in continua evoluzione.

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“Quelli di noi – e ora sono più di una manciata – per i quali il balletto è una necessità e quelli per cui il balletto è un grande piacere, dovrebbero dire ogni giorno grazie a Dio per Michel Fokine. Perché è lui che ha preso una formula accademica moribonda e l’ha trasformata in arte viva”. Così scrive Arnold Haskell, riferendosi al genio che ha segnato un’epoca irripetibile nella storia della danza. Ma essere un genio significa pur sempre essere un uomo soggetto alla natura del proprio carattere e ai disegni spesso bizzarri della sorte ed è per questa ragione che le Memorie di un coreografo sono indirizzate non soltanto a chi “segue la danza e apprezza l’analisi del processo che ha condotto al balletto moderno, ma anche a tutto il pubblico dei lettori attratti dai meccanismi della mente umana e dalla dedizione a un ideale”.

Figlio di commercianti, Fokine entrò alla Scuola dei Balletto Imperiale di San Pietroburgo nel 1889. Fu allievo di Pavel Gerdt, Nikolaj Legat e Christian Johansson. Si unì ai “Balletti russi” di Sergej Djagilev nel 1909 come primo ballerino e principale coreografo restandovi fino al 1912. Costituì con Anna Pavlova una coppia di solisti di fama mondiale. Ritornò in Russia e vi restò per due anni per poi partecipare alla stagione londinese di Diagilev nel 1914. A causa delle preferenze di Djagilev per il ballerino e coreografo Vaclav Nižinskij, Fokine lasciò i “Ballets Russes”.

Nel 1918 lasciò definitivamente la Russia, girò per l’Europa come danzatore e coreografo indipendente. Nel 1919 si stabilì a New York dove aprì una scuola di danza nel 1921. Tornò in Europa in occasione delle tournée, ha lavorato per Ida Rubinstein (“Le Martyre de San Sébastien”), i Balletti di Monte-Carlo e i “Ballets Russes del Colonnello de Basil”. Venne a mancare a New York il 22 agosto 1942. In omaggio alla sua scomparsa, diciassette compagnie di balletto in tutto il mondo eseguirono “Les Sylphides” contemporaneamente.

Fu un ballerino eccezionale ma soprattutto un grande e prolifico coreografo. Fin dai primi anni da studente, Fokine rigettava le convenzioni artificiali e il manierismo che avevano ormai svuotato il balletto di ogni sostanza e reso solo un mezzo per dispiegare le capacità tecniche e virtuosistiche dei ballerini. Egli ricercava un movimento più essenziale e puro e una maggiore unione tra la musica, la coreografia e la scenografia. Per questo venne considerato il primo grande coreografo del balletto classico moderno e il suo apporto ai “Ballets Russes” fu inestimabile.

Coreografie principali:

Coreografie con i Ballets Russes:

“La morte del cigno”, creato per Anna Pavlova su musica di Camille Saint-Saëns (1905).

“Le Pavillon d’Armide” (musica di Nikolaj Čerepnin; 1907).

“Chopiniana” in seguito nota come “Les Sylphides” (musica di Fryderyk Chopin; 1907 prima versione, 1908 rielaborazione).

“Une Nuit d’Égypte” (musica di autori vari; 1908).

Ingaggiato da Djagilev, la vena creativa di Fokine uscì completamente allo scoperto. Nel giro di pochi anni creò capolavori quali:

“Shéhérazade” (musica Nikolaj Rimskij-Korsakov; 1910);

“L’uccello di fuoco” (musica Igor’ Fëdorovič Stravinskij; 1910);

“Petrouchka” (musica Igor’ Fëdorovič Stravinskij; 1911);

“Le Spectre de la rose” (musica Carl Maria von Weber; 1911).

Il libro (LIM – Tascabili, pp. XIV+373, con apparato fotografico) ci racconta della sua infanzia, gli anni della scuola, gli inizi della carriera e le prime delusioni, i viaggi, la nascita del coreografo. Ci parla anche del rapporto artistico con la Pavlova, del prima e dopo Diaghilev, del lavoro negli Stati Uniti, della battaglia contro la danza moderna, della nuova versione di “Le Coq d’Or”, e delle ultime produzioni artistiche.

La curatrice

La curatrice, Virginia Carpifave, dopo aver seguito corsi regolari di danza classica e moderna sotto la guida del M° Giuseppe Urbani e stage di perfezionamento con altri insegnanti italiani e stranieri, si è laureata in Lettere Moderne presso il dipartimento delle Discipline del Teatro e dello Spettacolo con una tesi sul metodo di Enrico Cecchetti. Ha svolto attività didattica nell’ambito della danza e come professoressa di Lettere in diversi istituti privati e statali. Ritiratasi di recente dalla scuola, si dedica attualmente alle traduzioni letterarie.

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