Partita la stagione teatrale del Politeama Rossetti. Un debutto con i fiocchi. Si parte con una produzione dello Stabile con la regia di Franco Però, che mette sul palco tre mostri di bravura: Franco Castellano, Maria Paiato e Maurizio Donadoni

 

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Famiglia
Prove Play Strindberg al Teatro Rossetti © Fabrizio Caperchi Photography / La Nouvelle Vague Magazine

Quello che è andato in scena ieri sera al Rossetti è Play Strindberg (di cui ne avevamo seguito le prove duarante la giornata dei Teatri Aperti), un adattamento di Dürrenmatt di Danza macabra, di Striedberg appunto. Dürrenmatt, si fece conoscere al grande pubblico come autore, tra le altre cose ad esempio, di Il giudice e il suo boia, dal quale in Italia negli anni settanta se ne trasse uno sceneggiato in cui Paolo Stoppa fù interprete del commissario Bärlach; ma anche come autore di  La panne. Una storia ancora possibile, romanzo dal quale Scola, sempre negli anni settanta, trasse ispirazione per il suo La più bella giornata della mia vita con Sordi.

In Play Strindberg, in scena un ring come spazio fisico, metafora di un luogo di combattimento e un gong a intervallare le undici riprese di tre round tenuti da tre boxeur d’eccellenza Maria Paiato (lei, Alice) Franco Castellano (lui, Edgard) e Maurizio Donadoni (l’altro, Kurt).

Un’analisi grottesca di quell’ambiente amato e odiato quale è la famiglia. Avevamo assaporato qualcosa di simile già l’anno scorso con Scandalo, di Arthur Schnitzler, sempre con la regia firmata da Franco Però.

Ma questa volta i toni sono diversi. Il testo e la sua scrittura innescano ingranaggi e sottopongono lo spettatore a stimoli che viaggiano su corde tanto ironiche quanto grottesche.

L’amore.

Il rassicurante interno borghese è stravolto. Il linguaggio degli attori arriva all’estremo, come l’auspicio di Alice rivolto al marito Edgard

E muori una buona volta bojardo miserabile

quando si dice l’amore.

Famiglia
Prove Play Strindberg al Teatro Rossetti © Fabrizio Caperchi Photography / La Nouvelle Vague Magazine

Ma lo schema sconvolge, se visto a teatro. Forse a sconvolgere è proprio il fatto che sul palco si sta consumando quello che, in parte, si vedrebbe nella quotidianità. Forse a sconvolgere è il fatto che magari! nella quotidianità si riuscisse, oltre ad essere grotteschi, anche ironici.

Alice vorrebbe fuggire con Kurt, perché stanca di vivere reclusa da 25 anni con Edgar. A queste avances Kurt risponde

Il matrimonio l’ho già visto da vicino: il mio. Il tuo è pure peggio!

quando si dice l’amore.

La famiglia, una confortante tortura.

La famiglia: incarnazione di spaccato sociale che esercita da sempre una forza tanto centripeta quanto centrifuga.

La famiglia. Struttura sociale tanto solida quanto costantemente minacciata di finire a gambe all’aria. Tormento e conforto.

Famiglia
Prove Play Strindberg al Teatro Rossetti © Fabrizio Caperchi Photography / La Nouvelle Vague Magazine

Un matrimonio che dura da 25 anni, le frustrazioni per una serie di meriti non riconosciuti, dei figli andati via. Edgard chiarisce a Kurt che vivere in una situazione appesantita dagli anni, non è poi così insolito

Tutte le famiglie finiscono in un pantano. Tutti i matrimoni sono un pantano

quando si dice…

Il testo attraversa le mille sfumature dell’anima, mettendo in scena le frustrazioni dei tre protagonisti. In questo spaccato i protagonisti non vivono maiunagioia. E se c’è non è mai veramente tale, ma sempre esercitata per fare un dispetto a qualcuno, perchè tanto

di noi non rimarrà altro che una carriola di letame

Le dinamiche tra i tre personaggi rendono lo spettacolo amaramente divertente. Il testo offre ai magnifici tre: Castellano Paiato Donadoniuna rosa interpretativa giocata su vari livelli. Una prova attoriale davvero stupefacente. Il palco e il pubblico sono completamente nelle loro mani per quasi due ore. Non si riesce a non pendere dalle loro parole.

Pure tra un gong e un altro, il pubblico segue i loro gesti durante quelle piccole movimentazioni degli oggetti di scena. Tutto si muove all’unisono.

È Play Strindberg.  È questo Play Strindberg. Fatto così. Interpretato così.

L’ultima conclusione che rimane da trarne è che ciò che ci porta a fuggire coincide sempre con ciò che ci trattiene.

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In scena al Teatro Rossetti fino al 30 ottobre
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